"Mort. J'ai longtemps hésité entre mourir très jeune, comme Mozart, ou très vieux, comme Hugo. Je n'ai plus beaucoup le choix, mais je m'avise (à temps?) de cette recette complexe, préconisée par je ne sais quel sage oriental (peut-être Bernard Shaw): mourir jeune, mais le plus tard possible", scrisse sornione Gérard Genette settantanovenne nel suo Codicille.
È la stagione degli auguri ed è la diciannovesima volta per questo diario. Apollonio condivide lo spirito e ammira la lettera delle parole di Genette. E trova in esse quanto augura a se stesso, da vecchio bambino impenitente della vita. Ma la sortita sta qui a disposizione di chi legge perché se ne serva allo stesso modo o come vuole.
In una temperie sentimentalmente liquida come la presente, in cui, per via di sommersione, non si sa se all'asfissia del pensiero i buoni sentimenti contribuiscano più dei cattivi, anche l'allegra ironia di un augurio riflessivo e tutt'altro che paradossale può fungere per qualche minuto da respiratore.
[In traduzione estemporanea: "Morte. Ho esitato a lungo tra il morire molto giovane, come Mozart, o molto vecchio, come Hugo. Non ho più molta scelta, ma mi accorgo (per tempo?) di questa ricetta complessa, consigliata da non so qual saggio orientale (forse Bernard Shaw): morire giovane, ma il più tardi possibile".]