“Nella vita e nel lavoro ci vuole disciplina. Io vengo dall’impero austroungarico e ho avuto un’educazione un po’ prussiana”: così, secondo la pagina Facebook che celebra l'evento, pare abbia detto in qualche occasione la celebre ed illustre premiata. Ed è un lampante esempio del modo con cui capita che, nell'espressione, la figura divori la lettera.
La Prussia, con l'Austria-Ungheria, non ha naturalmente nulla da spartire, dal punto di vista geografico; poco, da quello storico-culturale. Tra i due stati, per ragioni di egemonia, si giunse persino a una guerra, ora è un secolo e mezzo. Vinta dalla Prussia, ci sono storici che ritengono che essa, voluta dal tremendo Otto von Bismarck, sia alla radice di molti dei terribili guai in cui il conseguente spirito tedesco - e, in verità, prussiano - gettò l'Europa nel secolo seguente (con complice stupidità di altre nazioni, naturalmente).
In quella guerra, come si sa, si ficcarono anche gli Italiani, appena fattisi uniti, contro l'Austria-Ungheria e con la Prussia. La chiamarono Terza guerra d'indipendenza e, al netto del solito Garibaldi, ci guadagnarono, al carro dei Prussiani, le prime brutte figure della loro storia bellica unitaria.
La Prussia, con l'Austria-Ungheria, non ha naturalmente nulla da spartire, dal punto di vista geografico; poco, da quello storico-culturale. Tra i due stati, per ragioni di egemonia, si giunse persino a una guerra, ora è un secolo e mezzo. Vinta dalla Prussia, ci sono storici che ritengono che essa, voluta dal tremendo Otto von Bismarck, sia alla radice di molti dei terribili guai in cui il conseguente spirito tedesco - e, in verità, prussiano - gettò l'Europa nel secolo seguente (con complice stupidità di altre nazioni, naturalmente).
In quella guerra, come si sa, si ficcarono anche gli Italiani, appena fattisi uniti, contro l'Austria-Ungheria e con la Prussia. La chiamarono Terza guerra d'indipendenza e, al netto del solito Garibaldi, ci guadagnarono, al carro dei Prussiani, le prime brutte figure della loro storia bellica unitaria.
Ne ebbero anche lutti incomprensibili, gli Italiani. Come quello di cui narra un Giovanni siciliano nei Malavoglia. Ci si pensi un momento, Luca d'a Trizza, un ragazzo dalla cui sopravvivenza dipendeva il destino della Casa del nespolo, che ci stava a fare a Lissa? Ce l'aveva mandato la leva obbligatoria, che il Regno d'Italia aveva imposto ai suoi cittadini, non tutti peraltro felici di esserlo, seguendo un modello anche prussiano: nel senso proprio 'di Prussia'. Che porti male, prussiano, al Bel Paese?
Ma prussiano, è chiaro, non val più 'di Prussia', come il celebre blu. Vale 'rigido', 'severo': donde l'attenuazione di "un po'", che non guasta mai. Né, mentre segnala la simpatica evenienza linguistica, sfiora Apollonio il pensiero che alla rigorosa giornalista che si rivendica asburgica manchino gli opportuni riferimenti e che quindi, Dio non voglia!, come un'italiana qualsiasi, le capiti di esprimersi per approssimazioni.
Non potendo fare altro, la buonanima di Giovanni, il certaldese, di certo sorride. Da italiano vero.
Sublime.
RispondiEliminaD'Ascola
La Sua generosa adesione confonde Apollonio, gentile Collega blogger. Grazie.
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