19 gennaio 2018

Vecchio e nuovo



Dentro il vecchio, un torpido bivacco di imbecilli. Dietro il nuovo, un chiassoso codazzo di imbecilli. Cercare, divagando, ciò che non è vecchio né nuovo resta forse il solo modo onesto di coltivare la propria idiozia. 

16 gennaio 2018

Sommessi commenti sul Moderno (25): Libertà di parola e parole in libertà

Libertà di parola e parole in libertà: per inscindibile intreccio, sono ambedue caratteri fondanti della modernità. Non ci può essere l'una senza le altre e non si può godere dell'una (ammesso si tratti di godimento), senza soffrire congiuntamente delle altre (ammesso si tratti di sofferenza).
Una questione di equilibrio, insomma. Una tra le tante che si assegnò come compito un'epoca plurisecolare che è difficile non giudicare ideologicamente e pericolosamente equilibrista. Oggi, rivelatosi un feticcio l'equilibrio, la si vede appunto sommersa dalle parole in libertà: sommersa, in altri termini, dalla libertà di parola liquefatta e pervenuta allo stato (fin qui comico, sebbene graveolente) di putrefazione.

6 gennaio 2018

Cronache dal demo di Colono (58): Affermare una lingua

Come era già chiaro a Dante, affermare una lingua (il pensiero di difenderla è perlomeno discutibile) significa dire e scrivere cose che, in quella lingua, vale la pena siano dette e scritte. E farlo senza stare troppo a pretendere che esse e la medesima lingua che affermano abbiano plauso, ascolto, lettura, durata. 
Sono queste faccende che riguardano il mondo e i suoi sempre complessi (se non irragionevoli) equilibri. Dal tempo della comparsa dell'umanità, di lingue, anche civilissime, tali equilibri ne hanno disperse miriadi. In realtà tutte civilissime, perché tutte umane. 
Gemere per la sorte della propria lingua, con il pretesto che la si ama, è allora solo un modo, malamente mascherato, di gemere sulla propria sorte personale. A farlo, soprattutto in pubblico, raramente si dà di sé un'immagine commendevole. 
Quale sia il valore di ciascuno (e, per la parte che ciascuno rappresenta, della sua lingua e della sua civiltà) si svela infatti crucialmente nel modo con cui osserva e attende, con operosa testimonianza, la fine eventuale. Senza lacrime, senza recriminare.