6 gennaio 2019

Lingua loro (40): Posizione

Nell'espressione di coloro che spingono la lingua del sì verso il suo futuro non c'è più posto per posto. O perlomeno (e più precisamente) per quel posto cui l'ideologia della piccola borghesia nazionale (soprattutto, ma non solo la meridionale) aveva concesso, fino a pochi decenni or sono, grande posto, oltre che valore da feticcio, quanto alla riuscita di una vita personale. 
Posto: "Impiego, ufficio che costituisce l'occupazione abituale e da cui si traggono, in tutto o in parte, i mezzi di sostentamento", recita il Vocabolario on line dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana. Trovare un posto, anzi, con articolo determinativo come marca di una classe, se non come stigma d'antonomasia, trovare il posto era coronamento e apoteosi di una giovinezza ben spesa, magari alla ricerca di una valida raccomandazione. Ed era premessa indispensabile per l'accesso all'età adulta, con matrimonio, paternità o maternità, acquisizione di un tetto e così via come accessori: in quanto tali, tutti garantiti, tutti resi possibili dal perno del posto, soprattutto se fisso.
Troppo pesante, com'è facile intendere, il fardello di implicazioni socio-culturali che un posto così inteso aveva da portare (ancora di più se fisso) quando, pochi anni or sono, s'è trattato di resistere all'attacco della fresca e mobilissima posizione: qualcosa che, se ti va bene e riesci a prenderla, devi sempre essere pronto a cambiare, se non vuoi passare per anchilosato, e che mantenere comporta abilità da provetto equilibrista. 
Posizione è dunque la parola giusta per lo stato dell'attuale vita sociale. Ovvio che rubasse il posto a posto nella comunicazione d'oggidì. Questa chiede infatti incessantemente ai suoi destinatari di mettersi nella giusta posizione per prenderla in quel posto. 
Lo scontro che, in quattro e quattr'otto, ha visto posizione guadagnare posizione dopo posizione e infine sbaragliare posto non s'iscrive d'altra parte in una guerra civile. Così potrebbe pure parere: parola italiana contro parola italiana. Ma le apparenze ingannano. Si è trattato infatti d'un episodio, tra gli innumerevoli, di un'invasione straniera. Quella a proposito della quale s'odono gli strepiti degli xenofobi, si ponga, contro /lō'kāshǝn/ (trascrive così il Webster's New Collegiate Dictionary). Improbabile che, a quest'ultima, l'uso italiano sostituisca locazione, come calco. A /pǝ'zishǝn/, perché di ciò in effetti si tratta, l'uso ha invece rapidamente sovrapposto posizione, proprio come calco. E posizione ha preso posizione, indisturbata, in scritti e discorsi. Dà infatti a essi il giusto aroma up to date, senza fare scandalo, ben camuffata com'è sotto panni italiani. 
Un esempio a casaccio. In una lettera circolare d'informazione, persino l'un tempo vigile Associazione degli storici della lingua italiana (vi militano peraltro non pochi illustri accademici della Crusca) non si perita di scrivere di "un bando per una posizione di assistente di ricerca": prona? Non è da escludere. 
Come si vede, si tratta esattamente della posizione in cui si trova ormai sepolta la salma illacrimata dell'italico posto, calpestato, com'è stato, da un tallone straniero, vilmente dissimulato sotto false apparenze.  

6 commenti:

  1. Prendo posizione a favore del posto

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  2. Apollonio Discolo7/1/19 09:26

    Apollonio ne è confortato, caro Lettore. Anche lui, testardo, tiene la posizione.

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  3. Che meraviglia! Da tempo non leggevo prosa così brillante in un blog. Presumo che mano ed estro appartengano a un intellettuale inveterato...

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  4. Apollonio Discolo20/1/19 12:12

    Dice bene, nuovo amabile Lettore, quanto all'attributo: proprio inveterato, invecchiato e consuetudinario, com'è di norma un anziano. Ma permetta che Apollonio sia riluttante ad accettare la generosa qualificazione del sostantivo intellettuale. Avesse tempo da perdere, con una facile ricerca, potrebbe vedere come la parola in questione ricorre in questo blog o quello che l'alter ego di Apollonio ne ha tempo fa scritto su Doppiozero (https://www.doppiozero.com/rubriche/46/201803/intellettuale). Grazie infine delle espressioni lusinghiere per la prosa. In Italia, come Lei certamente sa, si è da sempre poeti e la prosa è tradizionalmente negletta: trovare chi, come Lei, l'apprezza è una fortuna.

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  5. Sono parecchi giorni che nella testa ho questo pensiero: "l'umanità ha perso la poesia". Lo penso nel senso che le comunicazioni troppo social hanno reso sterili le emozioni e il nostro sistema nervoso non riesce più a provare niente, o comunque molto poco. Parole aride che vengono vomitate per ricevere 'Like', anzichè per donare qualcosa a chi legge o per spiegare qualcosa.. Dopo aver letto questo articolo mi sono detta che forse c'è ancora speranza, che un pò di poesia e di prosa ci appartengono ancora, che c'è ancora chi sa formare un periodo di senso compiuto e con un significato. Mi chiamo Chiara, commento come anonimo non per nascondermi, ma solo perchè ogni volta digitare mail e password mi fa perdere la poesia. Grazie Apollonio Discolo.

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  6. Apollonio Discolo20/1/19 15:42

    Apollonio Le è grato per le parole lusinghiere, gentile nuova Lettrice. A vedere il mondo meno scuro e, corrispettivamente, meno salvifiche sortite come quelle che con molta benevolenza Lei trova in questo diario (che è qui da quasi tre lustri) soccorre l'ironia: un modo per mettere distanza tra sé e ciò che si vive, tra sé e ciò che si scrive.

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