In certe sue private conversazioni, Maurice Gross (saranno tra pochi giorni venti anni dalla sua morte) diceva che tutti, nessuno, mai, sempre e simili non dovrebbero fare parte né dell'espressione scientifica né della forma mentis del linguista.
Erano i tempi (peraltro mai trascorsi del tutto) in cui capitava di udire l'ultimo fantaccino dell'armata dei credenti nella Grammatica Universale lanciarsi in fantasiose generalizzazioni, sul fondamento di osservazioni sporadiche e spesso di seconda o di terza mano. La raccomandazione potrebbe essere estesa per qualificare modi di esprimersi e di pensare di chi va giudicato ragionevole, in ogni regione dell'esperienza umana.
Forse Maurice Gross si sbagliava. In fondo, anche il suo era un mai. Ci sono tuttavia circostanze, nella storia di una disciplina, come nella vicenda di ciascuno, in cui la provocazione di un errore serve a strappare, sommuovendola, la coltre piatta e banale del conformismo.
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