In modo inscindibilmente combinato, la lingua è facoltà della specie, esperienza individuale e comportamento sociale e non c'è momento del suo continuo processo in cui i tre aspetti non siano in correlazione.
A fatica e con accanita applicazione, si può tentare di rendere sperimentalmente osservabile ciascun aspetto. Necessita all'uopo la continua messa a punto di procedure appropriate. Appropriate soprattutto perché coscienti di produrre, ben che vada, ipotesi di astrazioni sempre imperfette e non depurabili.
Non c'è comportamento linguistico che non rifletta esperienza e facoltà di lingua; non c'è facoltà di lingua che non sia verificata da esperienze e comportamenti linguistici; non c'è esperienza che, sul fondamento della facoltà di lingua, non si faccia patente in un comportamento e non vi si determini. Facoltà, esperienza e comportamento non saranno mai attingibili allo stato puro.
Forse è questa la sola solida acquisizione delle molte erranze di una disciplina che da due secoli prova a nascere e, ripetutamente, muore in culla, venendo rapidamente sostituita da una delle repliche partorite dal sempre rinnovato connubio, quanto alla lingua, di credenze e luoghi comuni millenari.