17 luglio 2024

Cronache dal demo di Colono (70): Malpensa

Ad Apollonio, sia chiaro, le intitolazioni a persone di vie, monumenti, istituzioni, infrastrutture e ogni altro di pubblico non sono mai parse operazioni probe. 
Anche quando la persona è la migliore si possa immaginare e altrettanto si possa dire dell'intenzione di onorarla, l'atto gli sa sempre di mistificatorio. Pensa che ai suoi esiti, semplicemente, ci si abitui e che l'abitudine al nome obliteri l'omaggio. 
Passa agli storici, eventualmente, il compito di riesumarlo e di dirne il come e il perché, illustrando così lo spirito dell'epoca in cui l'omaggio viene reso più dei meriti (o dei demeriti) che lo giustificherebbero, quanto alla persona. 
Umberto I, per esempio, è un nome che, da più di un secolo, spesseggia nell'odonomastica italiana. "Il Re buono" o "il Re mitraglia"? La vittima di Gaetano Bresci o, correlativamente, colui che aveva concesso titoli e onori a Fiorenzo Bava Beccaris per avere represso con sanguinosa ferocia i moti di Milano della primavera del 1898?
E del Vincenzo Magliocco, al cui nome la sua città natale tributa l'onore di una via, chi ricorda che si distinse per l'uso di armi chimiche nel corso della Guerra di Etiopia? Checché ne pensino le attuali ideologie, niente è più opinabile del merito, perché niente è più soggetto a un punto di vista.
Di recente, lo stagno della politica e della comunicazione nazionali sono stati agitati, come si sa, dalla intitolazione dell'aeroporto fin qui detto (di) Malpensa. Un atto pubblico molto controverso. Andata come sia, c'è da ritenere che, del Silvio Berlusconi cui si è così inteso rendere omaggio, a breve nessuno ricorderà fatti e misfatti e Silvio Berlusconi, come deve, diverrà pienamente un nome, privo di significato. 
D'altra parte, su ben altro livello, c'è già un aeroporto italiano intitolato a uno che, come Gaio Valerio Catullo, con la sua voglia di vivere, pare non si facesse mancare frequentazioni moralmente discutibili, tanto politiche, quanto erotiche. Colpe evidentemente già passate in paradossale giudicato: "Catullo - si dirà certamente la stragrande maggioranza dei viaggiatori e delle viaggiatrici che transitano per Verona -, chi era costui?". Un antenato dell'oggi più noto (Aldo) Cazzullo? 
E Apollonio deve il migliore commento alla vicenda onomastica di cui è stato postumo protagonista l'ex-Cavaliere alla pertinente arguzia linguistica di un suo stimato sodale svizzero. Tra le migliaia, è la sola osservazione che faccia al tempo stesso sorridere e riflettere, come sempre si dovrebbe. 
Con il suo amichevole permesso, la condivide qui con i suoi due lettori, sapidamente racchiusa, com'è, nel motto del Nobilissimo Ordine della Giarrettiera: Honi soit qui mal y pense.

8 commenti:

  1. Mi piaceva partire da / arrivare a un aeroporto che si chiama "Sandro Pertini" - il Malpensa l'ho frequentato molto meno e ora cercherò di non frequentarlo affatto. Quanto al protettore delle nipoti di Mubarak, temo che la sua memoria sarà meno labile di quanto Apollonio mostra di ritenere...

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    1. Apollonio Discolo17/7/24 19:26

      Sandro Pertini fu simpatico anche ad Apollonio, come simpatica gli resta la sua memoria, Lettore o Lettrice senza nome. Ma, al di là del nome, un aeroporto è gradevole da utilizzare se con decoro ed efficienza assolve alla sua funzione (pare dicesse per generalia qualcosa di simile un aforisma del Presidente Mao). Alla luce di quanto dichiara, Apollonio immagina d'altra parte difficili o molto zigzaganti le Sue passeggiate: non servirsi di una via, di una piazza, di un corso intitolati a persone dalle qualità (morali) discutibili è praticamente impossibile, dato il consolidato andazzo delle società umane. A prendere insomma il principio alla lettera, resterebbero da frequentare, con i loro santi e le loro sante, solo le chiese... E, pensi, anche lì, qualche figura poco convincente potrebbe non mancare. Quanto al resto, se conosce questo diario, lo sa, Apollonio è un ottimista: tout lasse, tout casse, tout passe.

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  2. Non che l'homo cosiddetto sapiens, ma è transeunte (e se ne perderà memoria) anche la terra. Sennonché, in quanto homo, vivo nell'hic et nunc; e non mi piace condividere il mio hic et nunc con la memoria dell'autoproclamatosi Salvator Italiae

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    1. Apollonio Discolo17/7/24 22:42

      Quanto a ciò che piace o non piace, come dice il luogo comune, nulla quaestio, Lettore (pare di capire ad Apollonio) senza nome. Ma che la memoria sia da limitare solo a ciò che piace non è forse un buon criterio, se ben si intende, per esempio, l'insegnamento di Primo Levi. E che una società o un potere si appoggi apertamente a memorie eventualmente discutibili svela quanto quella società e quel potere siano (o siano stati) essi stessi discutibili. A ben vedere, in non pochi casi l'onomastica pubblica offre infatti a chi vive il suo tempo un campionario di nefandezze. Le celano la distanza, con il correlato dell'ignoranza, e lo stratificarsi di bolse retoriche. Quel Francesco Crispi di cui tante città italiane celebrano la memoria crede fosse uno stinco di santo?

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  3. Temo che tutte le società siano discutibili o, quanto meno, io non ho contezza di società che non lo siano - e la discutibilità può manifestarsi in vari modi, compresa l'odonimia (o l'aeroportonomia). Poi...

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    1. Apollonio Discolo18/7/24 11:25

      Lei esprime per litote come timore soggettivo ciò che, anche per Apollonio, è una certezza ed è la ragione per la quale la minuscola vicenda che ha fatto da pretesto a questo frustolo fa soprattutto sorridere (caso mai, amaramente), come dovrebbe soprattutto in una nazione evidentemente immemore dello spassoso insegnamento procurato dalla prima novella del Decameron: le memorie sociali pullulano di Ciappelletti.

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  4. Da non assidua, ma fedele, frequentatrice della Settimana enigmistica rievoco anche i due indagatori (non ricordo i rispettivi titoli professionali) Bencipensa e Malcivede.

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