Ancora pare l'avverbio temporale italiano del momento e non devono essersene accorti in molti.
Lo è nella versione mesta e avviata alla decrepitezza del poeta e professore milanese Roberto Vecchioni, di quella "Chiamami ancora amore" che è stata di recente incoronata al Festival di Sanremo (se ne è già detto in questo blog) e consacrata da un'esibizione celebrativa alla presenza del Presidente della Repubblica italiana (pour cause?).
Lo è nella versione incosciente (o ironicamente incosciente?) e aperta alla vita del rockettaro reggiano Luciano Ligabue e della sua "Il meglio deve ancora venire", canzonetta della maturità, è vero ed è evidente, ma scritta sulla scia ideale del canto adolescenziale di Domenico Modugno e del suo "Volare oh oh".
Apollonio lo confessa. Sarà anche lui anziano ma, come àncora alla vita, preferisce l'"ancóra" dell'Italia dei Ligabue, attempati scavezzacollo, all'"ancóra" dell'Italia dei Vecchioni, gonfia soltanto di retorici paroloni. E, se potesse, suggerirebbe alle competenti autorità di eleggere "Il meglio deve ancora venire" a inno delle celebrazioni dei centocinquanta anni dell'unità italiana.
A Reggio nell'Emilia, del resto, nacque il tricolore. E fu certo faccenda da scapestrati.
Ecco l'ancóra di Roberto Vecchioni.
Ed ecco l'ancóra di Luciano Ligabue. La città è Barcellona. Lei è la palermitana Isabella Ragonese.
[25 aprile 2011: Informato, per ragioni personali, su quanto succede lungo la via Emilia, un gentile sodale informa a sua volta Apollonio sopra un recente prodotto di Vasco Rossi e lo rende felice dandogli conferma d'avere colto, pur dalla sua isolata Citera, un refolo dell'aria del tempo. Anche Vasco Rossi è infatti venuto fuori con un pezzo centrato su ancóra ("io sono ancora qua", canta) e che, di nuovo, tira in ballo una notte da passare (quella prospettata nella canzone di Ligabue resta comunque, a parere di Apollonio, la più invitante). La prospettiva di Vasco Rossi, che non cela d'essere anziana, anzi ne fa manifesto, si colloca, ironica terza via, tra la pedagogia funerea di Vecchioni e l'evasione semi-incosciente di Ligabue. Per completezza, eccola.]
Lo è nella versione mesta e avviata alla decrepitezza del poeta e professore milanese Roberto Vecchioni, di quella "Chiamami ancora amore" che è stata di recente incoronata al Festival di Sanremo (se ne è già detto in questo blog) e consacrata da un'esibizione celebrativa alla presenza del Presidente della Repubblica italiana (pour cause?).
Lo è nella versione incosciente (o ironicamente incosciente?) e aperta alla vita del rockettaro reggiano Luciano Ligabue e della sua "Il meglio deve ancora venire", canzonetta della maturità, è vero ed è evidente, ma scritta sulla scia ideale del canto adolescenziale di Domenico Modugno e del suo "Volare oh oh".
Apollonio lo confessa. Sarà anche lui anziano ma, come àncora alla vita, preferisce l'"ancóra" dell'Italia dei Ligabue, attempati scavezzacollo, all'"ancóra" dell'Italia dei Vecchioni, gonfia soltanto di retorici paroloni. E, se potesse, suggerirebbe alle competenti autorità di eleggere "Il meglio deve ancora venire" a inno delle celebrazioni dei centocinquanta anni dell'unità italiana.
A Reggio nell'Emilia, del resto, nacque il tricolore. E fu certo faccenda da scapestrati.
Ecco l'ancóra di Roberto Vecchioni.
Ed ecco l'ancóra di Luciano Ligabue. La città è Barcellona. Lei è la palermitana Isabella Ragonese.
[25 aprile 2011: Informato, per ragioni personali, su quanto succede lungo la via Emilia, un gentile sodale informa a sua volta Apollonio sopra un recente prodotto di Vasco Rossi e lo rende felice dandogli conferma d'avere colto, pur dalla sua isolata Citera, un refolo dell'aria del tempo. Anche Vasco Rossi è infatti venuto fuori con un pezzo centrato su ancóra ("io sono ancora qua", canta) e che, di nuovo, tira in ballo una notte da passare (quella prospettata nella canzone di Ligabue resta comunque, a parere di Apollonio, la più invitante). La prospettiva di Vasco Rossi, che non cela d'essere anziana, anzi ne fa manifesto, si colloca, ironica terza via, tra la pedagogia funerea di Vecchioni e l'evasione semi-incosciente di Ligabue. Per completezza, eccola.]