"Paternità dell'opera si è diffuso invece perché la maggior parte degli scrittori sono sempre stati uomini. La prof.ssa propone di sostituire tali termini non con la maternità dell'opera, ma con la genitorialità dell'opera".
Giusto. E Apollonio pronto ad aderire con entusiasmo. La questione omerica? L'Iliade, l'Odissea e il problema della loro genitorialità. Shakespeare? Mai esistito. Alphonse Allais lo disse: è d'uno sconosciuto che aveva lo stesso nome la genitorialità delle sue opere. Frammenti poetici di recente individuati in un venerando papiro: chi se ne intende dice che spetta a Saffo la loro genitorialità. Quanto al genere, area (semantica) finalmente ben disinfettata, allora.
Ma siamo proprio sicuri?
Ma siamo proprio sicuri?
Genitorialità è apparentata con genitoriale. E genitoriale con genitore. Le tre forme hanno una base comune e tale base porta già il germe di un genere. Essa è infetta e l'infezione è connaturata con la formazione dei nomi d'agente delle lingue indoeuropee. La tabe è atavica.
E così genitorialità è corretta solo in apparenza. Pare pulita. In realtà tiene nascosto un maschile in cantina. Circola rispettosa, quasi fosse una parola perbene. Fa al contrario parte della quinta colonna. È subdola. Sporca e rende settica l'espressione, senza darlo a vedere. A farne uso, pensando di comportarsi a modino, si continua a diffondere proprio ciò che si vorrebbe abolire ed espellere.
Genitorialità non basta per fare pulizia. Il rimedio è forse peggiore del male. Illude di aver fatto il proprio dovere ma si ferma al lessico, mentre il morbo è nel sistema. Bisogna che ci si spinga oltre. Solo così si potrà individuare l'infezione ovunque essa si annidi, da millenni, e annientarla.
Per concludere: Apollonio tiene a essere corretto, come sa chi lo legge e non lo biasimerà, di conseguenza, se malgrado il suggerimento - e forse anche per carità di (lingua) patria - si asterrà dall'uso di genitorialità, ove gli capitasse di strologare di opere dell'umano ingegno.
E così genitorialità è corretta solo in apparenza. Pare pulita. In realtà tiene nascosto un maschile in cantina. Circola rispettosa, quasi fosse una parola perbene. Fa al contrario parte della quinta colonna. È subdola. Sporca e rende settica l'espressione, senza darlo a vedere. A farne uso, pensando di comportarsi a modino, si continua a diffondere proprio ciò che si vorrebbe abolire ed espellere.
Genitorialità non basta per fare pulizia. Il rimedio è forse peggiore del male. Illude di aver fatto il proprio dovere ma si ferma al lessico, mentre il morbo è nel sistema. Bisogna che ci si spinga oltre. Solo così si potrà individuare l'infezione ovunque essa si annidi, da millenni, e annientarla.
Per concludere: Apollonio tiene a essere corretto, come sa chi lo legge e non lo biasimerà, di conseguenza, se malgrado il suggerimento - e forse anche per carità di (lingua) patria - si asterrà dall'uso di genitorialità, ove gli capitasse di strologare di opere dell'umano ingegno.
Quant’è atavica quella tabe Materica che ridonda nella lingua della Madre/Patria.
RispondiEliminaSono equilibri di un sistema in cui le opposizioni obbediscono a criteri di marcatezza. Delle differenze di genere, è d'uso cogliere oggi valori interpretativi e sociali. Raramente questi sono rivelatori, dal punto di vista linguistico. Lo sono quali sintomi di una temperie che la lingua oggi attraversa, come innumerevoli ne ha già attraversate e ne attraverserà.
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