Questo fermo-immagine e il testo che l'accompagna sono un mirabile esempio di una circostanza frequentissima nello stato presente della cultura nazionale (ma non solo della nazionale). Mostrano quanto può essere definito alla lettera un'emulsione culturale.
Un'emulsione è "una miscela", recita la relativa voce del Vocabolario on-line dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, "costituita dalla dispersione di goccioline di un liquido (fase dispersa o discontinua) in un altro (fase disperdente o continua) nel quale sono insolubili o quasi".
Nel caso specifico, la fase dispersa è costituita da Primo Levi e (non si può qui non concedere) dal saggio che ne fa oggetto e dall'autore di tale saggio: poniamo si tratti di olio, per traslato.
La fase disperdente è invece costituita da Striscia la notizia, la popolare trasmissione comico-satirica da cui è tratto il fermo-immagine, e più generalmente dalla società di comunicazione che la produce e la manda in onda e dal medium che la include e la rende possibile: per continuare con il traslato, l'acqua.
L'emulsione è un miscuglio ottenuto meccanicamente, una miscela eterogenea che si stabilizza momentaneamente, come si sa. A quanto pare, nel caso in questione, ciò si è verificato qualche sera fa per il pubblico televisivo. Con grande sbattimento, l'olio si è mescolato con l'acqua.
La benemerita casa editrice del saggio (essa fu, com'è appena il caso di ricordare, ispirata, voluta e animata un dì ormai lontano da Leonardo Sciascia, ma molto deve essere mutata) ha a questo punto pensato di tenere ulteriormente stabile l'emulsione, cioè la dispersione di Levi, Beccaria e del suo saggio in Striscia la notizia e nel resto che si è detto. Lo ha fatto con la comunicazione qui esposta, destinata a una rete sociale, con enfasi.
Con il fermo-immagine e con il testo di accompagnamento, il tweet riprende e rilancia in effetti il momento in cui l'emulsione si è prodotta, per il pubblico che l'avesse perso. In altre parole, per un'utenza diversa ma che si ritiene evidentemente comparabile con quella originale, esso continua a sbattere il miscuglio di modo che l'olio e l'acqua con cui è caducamente composto non si separino, come ineluttabilmente finiranno per fare.
Intrugli siffatti non sono nuovi, nella temperie. Si producono di continuo sotto il pretesto che sono fatti per il bene, per la maggior gloria delle patrie lettere e per un incalcolabile numero di altre nobilissime ragioni.
Apollonio non ne dubita, non ne mena scandalo né se ne dice nauseato. Evita comunque di avvicinarli troppo ai suoi organi dell'odorato e del gusto. Osserva e descrive, Apollonio, come al solito. E continua a seguire le orme di chi, proprio come Primo Levi, non smise mai di fare differenze (qui, in proposito, un piccolo scritto del suo alter ego).
Illustre Apollonio, mi diverte la concomitanza del post qui di seguito con quanto voi, lasciatemi dirvi voi, avete scritto. Là il prodotto emulsionato, e da tempo, è la Scala, quella di Milano e di Totò. Ricorderete il film che si conclude con la battuta, "È la stampa bellezza" al rumore delle rotative in avvio. Ora basta sostituire la parola stampa, che un tempo un che di arisocratico ha avuto, con Marketing, e come De Filippo in Totò Peppino e la malfemmina, "Ho detto tutto". Statemi in salute. D'Ascola
RispondiEliminahttps://dascola.me/2020/12/11/je-suis-trop-vieux-pour-discuter-des-heures/
Proprio come scrive, gentile Lettore e Collega Blogger. E il caso che Lei menziona non era sfuggito ad Apollonio che nell'occasione aveva detto a se stesso, ridendo: "Rovinosa caduta per la Scala!". Del resto, che non da oggi la temperie sia, non tanto allergica, quanto proprio contraria alle differenze è già stato detto molte volte e da voci autorevoli. E le emulsioni spesseggiano. Giusto, di conseguenza, il Suo rilievo ad Apollonio: "Si a ogni cani c'abbaia ci tiri na petra, un ti restanu vrazza" dice la convergente saggezza popolare siciliana.
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