"Crediamo di avere un nome, ce lo ripetiamo e lo scriviamo dappertutto, ma la società ci ammonisce. Non il nostro nome le interessa, ma la nostra funzione e, in senso burocratico, la nostra posizione. Cosicché, volta a volta, noi siamo astanti, iscritti, sottoscritti, presenti, passanti, contribuenti, utenti, usufruttuari, richiamati, abbonati, associati, ricorrenti, fedeli, credenti. Siamo destinatari, mittenti, depositari, conducenti, correntisti, coniugi, parenti, acquirenti. Siamo in carica, in ausiliaria, in aspettative, in ferie, fuori posto. Brilliamo dunque sempre sotto aspetti diversi ma per motivi precisi, mai per quello che crediamo di essere in sostanza. E quando lo crediamo, eccoci allora imputati."
(Ennio Flaiano in uno scritto per Il Mondo del 23 aprile 1957, ora incluso in La solitudine del satiro, raccolta pubblicata a più riprese e la prima volta in Opere. Scritti postumi, a cura di Maria Corti e Anna Longoni, Bompiani, Milano 1988)
[Un Flaiano che pare avere letto - se fosse possibile - Edward Sapir più che Luigi Pirandello e che nota con il suo tratto satirico un fenomeno del massimo rilievo nella vita della lingua, in quella socialmente più esposta ma non solo in essa.
A margine, una nota di anacronistica e forse transeunte attualità. Alla luce di una proposta grammaticale e ortografica che riguarda la correlazione tra numero e genere grammaticali, proposta che oggi è di tendenza e che aspira senza infingimenti a divenire norma, ecco il medesimo passaggio in una veste accuratamente neo-normalizzata:
"Crediamo di avere un nome, ce lo ripetiamo e lo scriviamo dappertutto, ma la società ci ammonisce. Non il nostro nome le interessa, ma la nostra funzione e, in senso burocratico, la nostra posizione. Cosicché, volta a volta, noi siamo astanti, iscrittə, sottoscrittə, presenti, passanti, contribuenti, utenti, usufruttuariə, richiamatə, abbonatə, associatə, ricorrenti, fedeli, credenti. Siamo destinatariə, mittenti, depositariə, conducenti, correntistə, coniugi, parenti, acquirenti. Siamo in carica, in ausiliaria, in aspettative, in ferie, fuori posto. Brilliamo dunque sempre sotto aspetti diversi ma per motivi precisi, mai per quello che crediamo di essere in sostanza. E quando lo crediamo, eccoci allora imputatə."]