4 marzo 2022

Sulla fibra del ceto accademico

Con il necessario distacco, Apollonio condivide con il suo alter ego e trascina quindi con sé il bagaglio di quasi mezzo secolo di vita nell'università. Di più di mezzo secolo, se si includono gli anni da studente dell'alter ego, validi a pieno titolo come esperienza pertinente.
Due tratti caratterizzavano un tempo le figure migliori del ceto accademico (si precisa, a scanso di equivoci: le figure migliori, poche come sempre, certamente, ma radicate e persistenti). Erano  un tenace rigore e una scabra e disincantata sprezzatura, in necessaria combinazione.
La combinazione era in apparenza bizzarra, ma, a ben riflettere, provvida. Senza sprezzatura, il rigore sarebbe stato in effetti fanatica pedanteria. Senza rigore, la sprezzatura sarebbe stata indifferenza teoretica. 
L'insieme pareva talvolta produrre una superbia cinica e amorale, ma l'acuta consapevolezza critica di quelle figure, senza darlo troppo a vedere, smascherava ipocrisie, sciocchezze e ciarlatanerie. Non c'è ricerca autentica che non sia zetetica e che non germogli da una scepsi radicale. Ma si sa che non è da tutti e da tutte intenderlo: una fede, qualunque fede è sempre stata la via più facile.
Oggi, l'università non è più l'ambiente adatto per figure siffatte. Lo è per altre e Apollonio non ha cuore né penna per illustrarne appunto la fibra diversa. Ancor meno ne ha il suo alter ego, che alla lettura di questo frustolo sorride sconsolato.

2 commenti:

  1. Sorrido consolato al ritrattino che ci rappresenta al meglio.

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  2. L'università è cambiata perché è cambiata la società e la figura dell'intellettuale mente critica e libera ma impegnata è oggi merce rara.Lo dico propeio nella giornata memoriale di Pasolini che incarnata tale personalità

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