Con il necessario distacco, Apollonio condivide con il suo alter ego e trascina quindi con sé il bagaglio di quasi mezzo secolo di vita nell'università. Di più di mezzo secolo, se si includono gli anni da studente dell'alter ego, validi a pieno titolo come esperienza pertinente.
Due tratti caratterizzavano un tempo le figure migliori del ceto accademico (si precisa, a scanso di equivoci: le figure migliori, poche come sempre, certamente, ma radicate e persistenti). Erano un tenace rigore e una scabra e disincantata sprezzatura, in necessaria combinazione.
La combinazione era in apparenza bizzarra, ma, a ben riflettere, provvida. Senza sprezzatura, il rigore sarebbe stato in effetti fanatica pedanteria. Senza rigore, la sprezzatura sarebbe stata indifferenza teoretica.
L'insieme pareva talvolta produrre una superbia cinica e amorale, ma l'acuta consapevolezza critica di quelle figure, senza darlo troppo a vedere, smascherava ipocrisie, sciocchezze e ciarlatanerie. Non c'è ricerca autentica che non sia zetetica e che non germogli da una scepsi radicale. Ma si sa che non è da tutti e da tutte intenderlo: una fede, qualunque fede è sempre stata la via più facile.
Oggi, l'università non è più l'ambiente adatto per figure siffatte. Lo è per altre e Apollonio non ha cuore né penna per illustrarne appunto la fibra diversa. Ancor meno ne ha il suo alter ego, che alla lettura di questo frustolo sorride sconsolato.
Sorrido consolato al ritrattino che ci rappresenta al meglio.
RispondiEliminaL'università è cambiata perché è cambiata la società e la figura dell'intellettuale mente critica e libera ma impegnata è oggi merce rara.Lo dico propeio nella giornata memoriale di Pasolini che incarnata tale personalità
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