"I tabù sono duri a morire" suona il titolo di un articolo di spalla, sulla prima pagina della Stampa di ieri. Prestigiosa notista, titolare di una rubrica televisiva di peso e, un dì, presidente(ssa) della televisione di stato, Lucia Annunziata così esordisce: "Quando si arriva al dunque, ogni paese sembra essere uguale. Razza e gender, sono sempre i primi tabù su cui si ricasca. Cosa c'è di più facile del mettere sotto accusa qualcuno per il colore della sua pelle, e quante volte abbiamo assistito al giochino di sminuire una donna con una semplice battuta sul suo corpo o la sua incompetenza? Il ripetersi di questi episodi è una delle condanne al circuito insolubile in cui è prigioniera la vita quotidiana delle nostre società".
Tabù? Piuttosto cliché, luoghi comuni, stereotipi. Tabù è l'interdetto, ciò che non si può nemmeno menzionare, di cui non si può parlare: su "razza e gender", dice invece l'Annunziata, ci "si ricasca" sempre. "Razza e gender" sarebbero insomma tabù se nessuno osasse (stra-)parlarne: e non è proprio il fatto che se ne (stra-)parli a indignare l'Annunziata e, complice il direttore del giornale per cui scrive, a indurla, col suo scritto, a sollevare l'indignazione di lettori e lettrici?
Provando a penetrare il mistero del "circuito insolubile", Apollonio (lo confessa) è preso dalla vertigine, ma, come modesto amatore delle vicende linguistiche, gongola ed è lungi dal menare scandalo. Al contrario: ecco, prezioso, un cambiamento lessicale in atto. Tabù sta semanticamente migrando, fino a voler dire l'opposto di ciò che significava e ancora significa, per i già obsoleti dizionari italiani e per il vecchio Apollonio. Ed ecco ancora una prova del fatto che le lingue non cambierebbero (o cambierebbero diversamente da come le si vede cambiare), se non ci fosse chi, come l'Annunziata, non sa letteralmente ciò che dice e scrive e, non sapendolo, lo dice e lo scrive in sedi che fanno tendenza.
I due maliziosi lettori di Apollonio staranno certamente pensando che non a caso si diventa oggi giornalista di grido, non a caso presidente(ssa) della televisione di stato. Apollonio, lascia loro l'intera responsabilità di pensieri tanto contingentemente impertinenti. Sa che, mutatis mutandis, così va il mondo, così è sempre andato.