Quando questi luoghi erano belli, non ci veniva nessuno. Ora non lo sono più e, di forestieri, ce n'è a frotte. L'epoca (non da oggi, oggi però in maniera parossistica) è irresistibilmente attratta dal brutto. Quando, per il suo continuo e crescente consumo, non ne trova a sufficienza nel mondo com'è, lo produce, lo amplifica, lo diffonde dappertutto.
Caro Apollonio,
RispondiEliminain fondo basta percepire il contrasto insanabile tra un orda di turisti ciabattanti e il rigore attento dellla monumentalità fiorentina. Curioso,osservavo poco tempo fa che meglio al battistero si addicesse il formalismo di alcuni veli mussulmani, sempre turistici, piuttosto chelo stracciume europeo. È solo un'osservazione. Cordialità
Ed è un'osservazione inoppugnabile, gentile collega blogger. Come sa, Apollonio è però traviato dall'idea di sistema, oltre che, con comprensibile aggravamento del morbo in anni recenti, da una cruda percezione della natura in fondo sempre effimera e in ogni caso transeunte della bellezza. Ne segue il dubbio (o, forse meglio, l'ipotesi) che quel Battistero abbia a un certo punto smesso di essere bello e che da lì si sia messo in moto il processo. Che sia dunque proprio il suo progressivo diventare sempre meno bello e sempre più brutto ad attirare folle di forestieri. Che questi, poi, con la loro presenza, contribuiscano soltanto, per quanto attivamente, ad imbruttirlo vieppiù, comunque siano abbigliati. Apollonio ne è consapevole: ha l'aspetto (e forse la sostanza) di un'idea balzana. Una delle sue solite.
RispondiEliminaGrazie caro Apollonio per la sua balzana replica. Tanto balzana da meritarsi un attenzione altrettanto e diversamente balzana come la mia. È possibile infatti che l'idea di bellezza che mi pare di possedere sia ancorata ancora la mito della ratio, della misura e dell'equilibrio. Almeno per quanto riguarda le arti del passato. So peraltro di mettere in campo attenzioni diverse per diverse forme di bello. Ieri sera, per esempio, mi hanno affascinato gli orridi piloni della teleferica di una cava, incistati nel bello di un bosco. Abbandonati a se stessi, dopo il fallimento della cava, stavano lì ad oscillare lievi e arrugginiti "al triste vento".
RispondiEliminaCaro Apollonio, per favore corregga un refuso imperdonabile alla prima riga: un'attenzione.
RispondiEliminaApollonio non può intervenire sul testo. Potrebbe solo eliminare il commento per intero, gentile collega blogger, e, gli creda, sarebbe errore ben più grave della quisquilia che gli segnala come imperfezione ortografica. E poi, si tratta di veniale omissione. Ricorderà, forse, che di ben di peggio si è detto colpevole Apollonio, che, è vero, capita pedanteggi in questo diario ma (almeno così spera) senza mai prendere i toni di un aristarco: in proposito, http://apolloniodiscolo.blogspot.it/2013/05/a-frusto-frusto-60.html
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