25 aprile 2016

Vecchi e cattivi


Vom Standpunkte der Jugend aus gesehen, ist das Leben eine unendlich lange Zukunft; vom Standpunkte des Alters aus eine sehr kurze Vergangenheit (A. Schopenhauer).

[Dal punto di vista della gioventù, la vita è un futuro infinitamente lungo; dal punto di vista della vecchiaia, un brevissimo passato.]

24 aprile 2016

Parabole (7): La profanazione di "Rischiatutto"



C'era il celebre conduttore, un uomo di spettacolo, e c'erano i protagonisti del quiz: autentici sconosciuti e testimoni autentici (o, almeno, presentati come tali) di vite piccolo-borghesi qualsiasi riscattate, nell'occasione ("...sono un bel po' di soldini, eh?"), da bizzarre erudizioni e elevate verso effimere celebrità. Rappresentazione del falso, rappresentazione del non-falso, se non del vero.
L'asimmetria era un asse portante del sistema di Rischiatutto, come fenomeno sociale e televisivo. Il falso e il non-falso, ancor prima della "Risposta esatta!" che ne costituiva il pretesto e il rivestimento. Ma era appunto tanto tempo fa. Era poetica (televisiva) di tanto tempo fa. Il processo scontava ancora la differenza e giocava sullo scarto. Ne faceva un valore.
Un'onda porta anche sulla spiaggia di Citera la recente ripresa di Rischiatutto. Apollonio raccoglie il reperto fortunosamente. Può dirne inoltre solo per quel po' che ha resistito prima di addormentarsi. Una variante ripulita dell'Isola dei famosi, con gli stessi birignao, le stesse insensate allegrie, le stesse pretestuose caciare, le stesse ironie un tanto al chilo che mette settimanalmente in scena Che fuori tempo che fa. Niente asimmetria, insomma. Rappresentazione del falso da una parte, rappresentazione del falso dall'altra: programmaticamente.
Niente ripresa né rivisitazione, pertanto. Profanazione e sconcio: un rito necessario al nuovo, dietro la facciata della celebrazione, per dire che il vecchio, anche sotto forma di memoria, non può e non deve più tornare e che il sacro discrimine che la memoria può ancora evocare, anche solo per via onomastica, va inquinato. Da un estremo lembo del Moderno al Moderno putrefatto.

23 aprile 2016

Parabole (6): "Poi tutto trovò pace in un mucchietto di polvere livida", di nuovo








Poi tutto trovò pace in un cartello di un'azienda turistica.



[Nella menzione del titolo dell'opera, gattopardo è sciattamente minuscolo. La sciatteria è tuttavia coerente con il discorso intellettuale italiano (qui esemplificato in proposito e commentato) e con il modo che Leonardo Sciascia non depose fino ai suoi anni estremi. Secondo Sciascia, infatti, "Giuseppe Tomasi [...] scrisse Il gattopardo" (Fatti diversi di storia letteraria e civile, Sellerio, Palermo 1989, p. 102).]

22 aprile 2016

Per una critica del discorso disamorato (1): l'impersonale

Non ha funzionato: quanti amori naturalmente già finiti portano sulla loro pietra tombale un simile, corrivo epitaffio? 
Eppure, i dizionari non hanno ancora registrato (e chissà se mai lo faranno) l'uso di funzionare che vi compare. Così comune, così lampante, così perentorio. E sono proprio quei dizionari che, anno dopo anno, fanno invece a gara nell'infiorare il loro lemmario, millesimato, con invenzioni estemporanee e spesso effimere: specchietti per le allodole.
Le grammatiche, allora? Nemmeno. La lista canonica dei "verbi impersonali", di funzionare non porta traccia. Che poi, per essere precisi, impersonali sono ovviamente le proposizioni dove i verbi eventualmente ricorrono, non i verbi. E Non ha funzionato è appunto una proposizione impersonale. Un caso esemplare per cogliere, anche intuitivamente, cos'è sintatticamente l'impersonalità. Forse migliore, per la bisogna, e certo non peggiore di Grandina, Fa freddo, Si fa buio.
Perfetta, Non ha funzionato, anche per illustrare la pragmatica dell'impersonalità. Gli amori che finiscono sono infatti condizione di osservazione sperimentale appropriatissima, per intendere gli usi discorsivi delle proposizioni impersonali.
E dal momento che nel contrasto si stagliano meglio i valori, dal momento che non c'è valore che non sia differenziale e che non sorga da un'opposizione, vale sempre la pena, a chi vuol farsi ricercatore o ricercatrice del fenomeno, di registrare il decisivo ruolo che le persone (qui si intende, naturalmente, le persone grammaticali) giocano invece nel discorso della fase incoativa e di quella piena degli amori. Il discorso amoroso fa vorticoso ricorso alla persona. Io tu vi pullulano e vi si intrecciano nel frequentissimo ricorrere di noi inclusivi. Del resto, in tutta la sua ideale semplicità, sta il paradigmatico Io ti amo.
Più degnamente di ogni altra divinità, Eros meriterebbe invece di apparire lui in quelle forme impersonali di amare che mai a nessuno verrà fatto di proferire. Sornione, egli si cela e lascia che le sue felici vittime indossino le persone grammaticali che illudono chi le indossa d'essere persone: io e tu. Le persone: appunto, le maschere. Quando Eros se ne va, le maschere cadono e coloro che le hanno indossate stanno lì, nella loro invereconda nudità. Provano a nascondersi. Le soccorre la cortina dell'impersonalità: Non ha funzionato. Ma la cortina è impudicamente trasparente: vi si vede attraverso.
C'è un declivio tra Io ti amo e Non ha funzionato e la distanza è perfettamente misurabile. Il discorso amoroso vi scivola. Si fa discorso disamorato.

19 aprile 2016

Come cambiano le lingue (16): Seduta

Per designare un elemento della mobìlia sul quale ci si siede, capita sempre più spesso ad Apollonio di sentire o di vedere adoperato seduta
Fuori dei valori qui non pertinenti, di seduta il Battaglia registra un'attestazione del 1992 con il significato di "posto a sedere" e una del 1993 con il significato di "sedile di una sedia". Ambedue le attestazioni sono tratte da riviste specializzate, la prima di nautica, la seconda di arredamento. Ancora nessuna traccia di seduta con significati del genere, per es., nello Zingarelli del 2002.
Dovrebbe quindi trattarsi di un'estensione piuttosto recente alla lingua comune di un uso nato nella lingua speciale di mobilieri e architetti. Le lingue speciali, si sa, tendono a darsi un tono. Appena può, a chi è del mestiere piace mostrarsi in possesso di una terminologia tecnica. L'affettazione di specialismo è tuttavia contagiosa, soprattutto in àmbiti in cui a fare mostra di intendersene si fa bella figura. Se si è sentito seduta sulla bocca di un professionista, che lo proferiva con l'aria di sapere ciò che diceva, volete che, alla prima occasione, non si abbia l'incoercibile e giustificata tentazione di ridirlo?  
A soffrire della concorrenza di seduta è soprattutto sedia (meno, altri nomi dell'area semantica). Ne saranno certo consapevoli da un pezzo i due lettori di Apollonio. Stordito com'è, lui arriva al solito in ritardo. Quando si parla di sedie, sedia, ha finalmente capito, è designazione che puzza di obsoleto. Proferire Passami una sedia, Prenda posto su quella sedia, Per la cena di stasera, servono otto sedie non usa più; fa vecchio (o vecchia) parlante; non è di tendenza. E come si cambiano i mobili, quando il loro stile comincia a spiacere, così si cambiano i loro nomi.

1 aprile 2016

A spasso per librerie






Oggi, segno della comicità di un tempo che, per darsi un tono, chiama ossimoro la contraddizione in cui sguazza, persino il buffo bisticcio di una pedanteria un tanto al chilo è di tendenza.