Come si sa, il web è una gigantesca pignatta in cui sobbollono trite idee ed espressioni stracotte. Di tanto in tanto, ne torna a galla una e c'è chi la pesca e la espone, con la certezza che qualcuno la sentirà fresca e croccante, come d'altra parte lui o lei la immagina. E approverà. E itererà l'esposizione.
Torna a galla lo pseudo-Nietzsche di "Wer ein Warum hat zu leben, erträgt fast jedes Wie" ('Chi ha un perché per vivere sopporta quasi ogni come') e Apollonio coglie l'occasione per osservare (ma certo qualcuno prima di lui l'ha fatto) che la massima, peraltro semi-apocrifa, suonerebbe oggi molto più rivelatrice se se ne rovesciassero i termini.
In effetti, è chi ha un come per vivere che sopporta ogni perché.
Haette die Indogermanische Ursprache kein Ansatz-*/kw/ gehabt, wuerde es dem Nietzsche nicht moeglich gewesen sei, das Wortspiel mit WIE WER WARUM darzustellen. Und spaeter, ungefaehr ein Jahrhundert spaeter, auch nicht Chomsky haette seine Loesungen mit den Wh-Regeln durchfuehren koennen. Die Frage kann daher ueber die phonologischen Beschraenkungen der Beziehungen zwischen Denken und Sprache ueberholt werden. Didacus Glossator
RispondiEliminaNon è Nietzsche, rammenta sommessamente Apollonio al dotto Lettore e poliglotta, il responsabile del gioco di parole ma chi ha tratto da un suo pensiero la formula fortunata. Al di là dell'attribuzione, il Lettore coglie tuttavia nel segno quando vi osserva un'allitterazione. Sulla suggestione finale del commento erudito, Apollonio rifletterà, convinto tuttavia com'è che anche il significante sia pensiero.
EliminaGentile Discolo,
RispondiEliminanon mi è mia capitata la massima del warum sotto'occhi, ho delle notevoli laGune di ignoranza da colmare ancora e così a occhio la mi pare poco fredericiana rispetto alla sua del wie. Che ha il vantaggio di avere una paternità accertata. A margine osservo che in entrambi i casi non è detto che sopportare sia così più facile. La mia piccola, quasi inesistente pratica di vita, mi ritengo più una fantasia di me medesimo che un fatto accertato, mi porta a dire che vi sono dei perché che ti stendono: i perché è così y punto. Tantissime esequie, diceva Totò e P.D. riverbera.
"E infatti: spinto dalla sete, ho adocchiato, fuori di una finestra, un bel ghiacciolo a portata di mano. Ho aperto la finestra, ho staccato il ghiacciolo, ma subito si è fatto avanti uno grande e grosso che si aggirava là fuori, e me lo ha strappato brutalmente. – Warum? – gli ho chiesto nel mio povero tedesco. – Hier ist kein Warum, - (qui non c’è perché), mi ha risposto, ricacciandomi dentro con uno spintone": il Lettore riconoscerà la prosa da cui è tratto questo lacerto. Se è successo, non solo può succedere, ma forse è quanto da allora succede moralmente con regolarità, solo che ci si è accostumati.
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