28 gennaio 2022

Indirizzi di metodo, per giovani che non ne necessitano (30): Il dominio ineluttabile del caso


 

 

Metterci un po' di ironico impegno, di cura coscienziosa e di amorevole attenzione è il miglior modo per trovare tollerabile la constatazione, cruda, matura, necessaria, che tutto ciò che si fa, si ha, si è sta sotto il dominio ineluttabile del caso.

23 gennaio 2022

Linguistica candida (59): Il pensiero incosciente che di solito viene detto "lingua" [e sono mille]

Il pensiero incosciente che sortisce dalla relazione tra significato e significante e che di solito viene detto lingua è intelligente. Per natura.
A chi gli si consacra per studio, tocca solo provare a procurarne una riformulazione esplicita, per quanto è possibile, con la speranza, che è forse solo un'illusione, di facilitarsene (e, se si ha fortuna, di facilitarne ad altri) scampoli di consapevolezza.
 
[È il millesimo frustolo di questo diario che, quando fu aperto or sono più di tre lustri, senza sapere fin dove e fin quando si sarebbe spinto, dichiarava come concessivo lo spirito della sua enunciazione e dei relativi enunciati, ormai tanto numerosi. Grazie a chi ha prestato ascolto a qualcuno di essi con l'orecchio della mente.]

4 gennaio 2022

Onomastica letteraria (2): Con il pretesto di Gerhard Rohlfs

Viene un'età in cui, se, alla richiesta di scrivere qualcosa sopra un tema, non si sa proprio cosa scrivere, si può sempre intonare, dando prova di una poderosa memoria onomastica, una cadenzata carola di altisonanti nomi propri, atti a illustrare di riflesso, per frammenti autobiografici, la prima persona singolare. 
Eccone un vivido e recente esempio, che prende a pretesto la ripubblicazione della Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti di Gerhard Rohlfs.
Si può stare certi che sul colto pubblico e sull'inclita guarnigione si farà così una straordinaria impressione.
Il catenaccio, redazionale, fa inoltre di Rohlfs il mero "curatore" dell'importante opera di cui nell'articolo si tratterebbe e della quale egli fu in realtà l'ammirevole autore; ma alle gazzette non si può chiedere d'essere sensibili a tali sottigliezze. 

3 gennaio 2022

Sommessi commenti sull'Ultra-Moderno (1): "La vita che verrà"

Chi si esprimerà e comunicherà sopra il tema che annuncia il titolo dell'importante "evento" culturale di prossimo svolgimento a Genova lo farà senza dubbio secondo la propria specializzazione tecnica, in scienza e coscienza.
Chissà se sarà tuttavia consapevole di un rilevante aspetto di quanto farà. È un aspetto dell'espressione e della comunicazione che gli strumenti della filologia e della linguistica hanno precisato nei contenuti e reso sperimentalmente osservabile, nel corso del Novecento.
Al di là dei valori dell'enunciato, nel caso specifico tutti scientificamente affidabili, il discorso di chi proporrà nell'occasione il proprio vaticinio manifesterà infatti anche una maniera dell'enunciazione. Questa si prospetta ineludibilmente comparabile con quella tipica della parola di indovini e chiaroveggenti. 
Chissà d'altra parte se tra il pubblico sicuramente folto che assisterà alle "visioni scientifiche sul futuro dell'umanità" ci sarà un po' della coscienza prodotta da una meditata conoscenza della vicenda umana che si qualifica come storica. 
Ove un briciolo di una coscienza siffatta balenasse, tale pubblico, almeno nella sua parte più avvertita, saprebbe di essere lì a soddisfare in realtà una ricorrente, se non eterna esigenza psicologica degli esseri umani: il bisogno di una profezia, salvifica o funesta che sia. Bisogno acutissimo nelle epoche di eclissi della ragionevolezza.