15 settembre 2024

Nipotini e nipotine di Oscar Wilde

"I never read a book I must review; it prejudices you so", scrisse ai suoi tempi un Oscar Wilde in apparenza provocatorio, ma ben saldo invece in una marmorea tradizione di pensatori paradossali. 
A leggere quanto passa oggi per recensione sulle gazzette culturali, c'è da dire che un'attitudine siffatta è diventata la regola. 
Chi recensisce un libro tiene soprattutto a mostrare di averne penetrato l'essenza, di averlo "capito", d'essere etimologicamente intelligente. E poco importa che dimostri di averlo letto, quel libro. Meglio non l'abbia fatto, pare la regola.
Nipotini e nipotine di Wilde pullulano così in un mondo che, è appena il caso di dirlo, nuota appunto da tempo in un oceano di intelligenza. Oggi c'è persino il caso che vi anneghi. Non essendo bastevole la naturale all'universale lavacro, se ne può infatti produrre a volontà di artificiale: la si tocca, se ne spalancano le cateratte e se ne viene sommersi.  
Wilde è però morto prima che la dichiarazione di metodo producesse un séguito tanto numeroso. La vedesse oggi all'opera così efficacemente, capirebbe come, per non trovarsi un giorno a fare da mosca cocchiera a ripugnanti sciami di mosche, lo spirito non basta ed è persino probabile sia controproducente? 
Apollonio non lo sa. Può solo osservare ancora una volta come il tempo sia crudele. E fu questo, a ben vedere, il più profondo e consapevole pensiero di un Oscar Wilde che, dal tempo, riceve dunque in proposito (e non solo in proposito, va detto) ciò che si merita.

8 settembre 2024

Spettatore pagante (4): Una camiciola, come significante


Non mancherà la circostanza (quanto esteriore?) d'essere venuto al mondo nello stesso anno (con qualche mese di anticipo) a determinare l'attenzione che ad Apollonio risulta naturale rivolgere alle epifanie di Nanni Moretti. Anche questa sua, recentissima, a Venezia, gli appare semiologicamente rimarchevole e, come sempre, tipica di un antipatico intollerabilmente simpatico.
Come oggi si dice, sul red carpet (espressione che l'iterazione ossessiva rende odiosa), cioè nel luogo e nel contesto in cui si esibiscono, con rare eccezioni, innumerevoli varianti del cattivo gusto cinematografaro più raffinato e pretenzioso, ecco Moretti arrivare con questa camiciola del tempo che fu, bianca, ma segnata da righine multicolori, aperta ovviamente sul collo e, soprattutto, con manica corta. E presentarsi così, pare, anche alla premiazione. 
Si tratta di un capo che, un tempo, nel secolo scorso, capitava spesso indosso a un "operaio della cultura" come si voleva fosse un regista. Se ne trovano testimonianze in rete: una in particolare, con Federico Fellini e Roberto Rossellini a colloquio, ambedue così abbigliati davanti a una libreria, appunto, colma di volumoni. Esibire la foto qui avrebbe un costo e la (facile) verifica è pertanto rimessa ai lettori di questo diario, se lo desiderano.
Insomma, a significare che il mondo (del cinema) come va non piace, con quel po' di furbizia di chi sta al tempo stesso con un piede dentro e uno fuori, e che se ne preferirebbe un altro, basta, come significante e chissà se al di là di un'intenzione, una camiciola.

4 settembre 2024

Bolle d'alea (36): Contini




Danteggiare fu dunque illegittimo, anzi impossibile, quanto lecito petrarcheggiare: l'assoluto è per definizione ripetibile e produttivo di serie, l'eccesso si compiace di frutti unici e incomparabili.

"Un'interpretazione di Dante", Paragone, ottobre 1965 (adesso in G. Contini, Varianti e altra linguistica. Una raccolta di saggi (1938-1968), Einaudi, Torino 1970, p. 379)