A specialisti e storici dell'arte si chiederà di dire donde e quando venne fuori e poi si fissò il nome composto trompe l'oeil come designazione d'una maniera di dipingere (e dei suoi prodotti) che, dall'antichità ai giorni nostri, "inganna ad arte": così il titolo di una mostra che si terrà all'Opificio delle Pietre Dure di Firenze nel prossimo autunno (Vedi).
Chi si diletta di lingua troverà in ogni caso deliziosa la composizione nominale non-endocentrica e degna dell'attitudine che designa e dei suoi divertenti e inquietanti effetti.
Inquietudine che comincia già dall'acquisizione della consapevolezza che dell'oeil che è ingannato ad arte (ma ci sono inganni che non siano ad arte?) il composto non dichiara (e giustamente) la proprietà. Ad Apollonio la riflessione è stata suscitata dalla relazione che sul trompe l'oeil Omar Calabrese ha tenuto ad un convegno palermitano di qualche giorno fa. L'occhio è quello di chi guarda, diceva giustamente il semiologo e rilevava con acutezza l'eccezionalità di una designazione che coinvolge il destinatario di un processo comunicativo, dichiarandolo ingannato.
Ma (si è permesso di fargli notare Apollonio) chi è il primo destinatario, il primo a guardare (e già con l'occhio della mente) ciò che si configura progettualmente come un trompe l'oeil? Non è forse colui cui appartiene la mano che, si dice, lo creerà? E come l'orecchio è l'organo d'elezione della facoltà di linguaggio e senza orecchio (della mente), come ben sapeva Saussure, non ci sarebbe lingua, senza l'occhio (della mente) ci sarebbe la facoltà di rappresentazione che guida la mano dell'artista?
L'occhio guida insomma la mano nella difficile via che la conduce ad ingannarlo. Si presta volentieri alla menzogna che la mano costruisce. Anzi collabora alla sua costruzione, se non la guida. Proprio come l'occhio del primo che legge ciò che la mano scrive guida la mano nell'artificio dell'inganno della scrittura. Il segreto di questa relazione (che è forse il solo segreto della creazione: e per essere creatori ci vuole occhio, come per parlare, per suonare e per cantare ci vuole orecchio) si cela dietro una scoperta e benevola menzogna nel caso del trompe l'oeil che si dichiara onestamente come tale. In tutto il resto, nel generale inganno ad arte dell'arte (fare umano che mira alla perfezione), il segreto sta più celato, la menzogna più sardonica e meno scoperta.
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