Ad Apollonio, Kublai Kan, il suo stordito e sognatore compagno di serate, ha fatto un tiro mancino. Dal fondo della sua memoria ha tirato fuori una canzonetta che suo padre usava cantargli quando era bambino, coi modi, giammai deposti e ormai non più deponibili, del suo sardonico e difficile affetto.
La canzonetta è del Quarantotto (l'ultimo, ovviamente). Nove anni dopo, Apollonio sarebbe per la prima volta entrato in un'aula: e prima di quel momento, ora capisce, aveva già maturato nella sua testa tutto ciò che sarebbe stato decisivo, nel male e nel bene, per il resto della sua vita (la lingua anzitutto, naturalmente). A farglielo maturare, dunque, anche quella canzonetta e la sua triplice polarità oppositiva.
Sul medesimo terreno, per superficiale contrasto ma al fondo solidali, pedanti e pedestri: a rappresentare gli uni, portatori di una presuntuosa dottrina e di un'odiosa attitudine al giudizio, sta il professore; a rappresentare gli altri, tetragoni custodi dell'assenza di curiosità, Martinelli e la signorina Maccabei.
Sotto (o sopra?), opposta agli uni e agli altri e, soprattutto, in un rapporto che si oppone alla loro opposizione, sta la gallina con una domanda: "Prima l'uovo o la gallina?", che ai pedestri può solo parere contestualmente farsesca e impertinente e per la quale ai pedanti e alla loro supponenza manca invece vertiginosamente una vera risposta. Donde, sovente, il pretestuoso argomento che essa (e l'opinione raggiunge appunto quella dei pedestri) sarebbe impertinente.
Da allora, oggi se ne rende conto, Apollonio non ha mai smesso di dialogare con quella gallina saltata su "dal cortile che confina con l'università". Non ha mai smesso di farsene interpellare con domande che a lui, come evidentemente alla gallina, paiono pertinenti e cui continua ad arrischiare pertinenti risposte. E ne è grato alla memoria e all'ironico trasporto di suo padre, perché è contento dell'insegnamento ricevuto, e ritiene di aver fatto bene a trarne il massimo profitto e di avere così speso fin qui non troppo indegnamente il suo tempo.
Non fosse altro perché, tra i personaggi della sciocca canzonetta della sua vita, trascorsa per gran parte in un'aula, la gallina, l'autentica gallina dell'allegoria, che salta sempre sul davanzale di una finestra e lo guarda amorosamente beffarda ora con un occhio ora con l'altro, è certo la più simpatica e la più umana.