Ad Apollonio il suo alter ego gira una lettera, incaricandolo d'una risposta. Felice d'averla ricevuta, si dice, e grato al mittente, ma incapace di uscire dal torpore e di vincere la sua pigrizia. Apollonio, di buon carattere, volentieri obbedisce, irresponsabilmente lieto dell'occasione di tirar fuori uno dei suoi sconclusionati pistolotti.
"Qualche giorno fa [si legge nella lettera] c'è stata discussione in classe sulla frase Dopo le 19 in TV trasmettono un telefilm. Il problema è quanti e quali sono gli argomenti del verbo trasmettere? Altrimenti detto: su chi "opera" questo verbo? Nessun dubbio per un sottinteso loro e per un telefilm. Quanto a in TV dove lo mettiamo? Io lo avrei messo fuori dal nucleo, tra quelli che abbiamo chiamato i circostanti. Loro, i miei alunni di me più sagaci, dentro. Perché, e qui il prof da quattro soldi [così, di se stesso, l'autoironico e simpaticissimo corrispondente] forse ha spiegato male, se si realizzasse una possibile scenetta della frase la TV sarebbe un elemento indispensabile della scena, altrimenti il film non andrebbe trasmesso. E così mi hanno convinto, e, siccome loro sono molto concreti, ho detto che non [l']avrei considerato errore in un eventuale compito in classe (forse l'unica ragione per cui si va a scuola: un numero scritto a casaccio su un foglio capace di suscitare gioia o tristezza o, nei casi più fragili, lacrime). Lei, o (nel senso della congiunzione) Apollonio, che ne dice?".
Come sempre, quando si tratta di lingua (solo di lingua?), bisogna procedere osservativamente per comparazione e differenza, se si vuol provare a capire qualcosa. Sul banco di prova, si pongano allora la menzionata Dopo le 19 in TV trasmettono un telefilm e, per contrasto, Dopo le 19 in giardino bevono un aperitivo. Paiono due proposizioni parallele, quanto a funzioni sintattiche, quanto cioè a quei rapporti che ne determinano interpretazione e forma. L'apparenza però inganna e nel caso specifico non è difficile smascherare l'inganno e, per comparazione e differenza, avere un'immagine meno perturbata della circuiteria funzionale interna delle due proposizioni.
Dopo le 19 la TV trasmette un telefilm è parafrasi perfettamente naturale e priva di qualsiasi marcatezza stilistica o contestuale della prima. Ciò che si presenta come un "circostante", dice allora tale relazione parafrastica, può cambiare facilmente d'abito e prendere così proprio la funzione di quel "sottinteso loro" che, di comune accordo, discenti e docente hanno visto nel "nucleo" e trattato da "argomento".
Trovare una ragione di questa circostanza funzionale nella scenetta non è forse ineccepibile, dal punto di vista del rigore del ragionamento. Nella sua finzione, la scenetta sarebbe realtà e la lingua, della realtà, ammesso che una realtà, tale e quale, ci sia, fa ciò che le pare: se così non fosse, il problema della verità non si porrebbe e gli esseri umani si troverebbero piombati ipso facto all'inferno o ascesi al paradiso. Nella scenetta si coagula però la buona intuizione linguistica e relazionale dei discenti (e complimenti al docente, per i suoi discenti e per la sua apertura di spirito): senza TV, come potrebbe mai essere trasmesso il telefilm? È appunto la TV che lo trasmette.
Va così anche nel secondo caso? Non esattamente. Anche Dopo le 19 il giardino beve un aperitivo può valere come parafrasi di Dopo le 19 in giardino bevono un aperitivo ma a una condizione: il giardino, metonimia su base locativa, va preso come 'coloro che si trovano in giardino'. In tal senso, la potrebbe proferire, per es., il maggiordomo d'una ricca residenza, rivolgendola a un cameriere durante le fasi organizzative di un ricevimento. Diversamente, essa va tenuta come molto bizzarra. Escluso il rapporto parafrastico con Dopo le 19 in giardino bevono un aperitivo, nella sua ovvia interpretazione, Dopo le 19 il giardino beve un aperitivo può essere un modo metaforico per dire, poniamo, che dopo le 19 si provvede a una prima innaffiatura di un giardino così caro, a chi proferisce la poetica espressione, da volerselo raffigurare per traslato come un essere umano. Insomma, dal mutamento viene fuori stavolta, e in ogni caso, una marcatezza stilistica e contestuale che l'osservazione non rileva nel primo caso.
La prova di torsione (la si chiami così, se si vuole, con grossolana metafora meccanica) è la medesima; i risultati sono diversi. Ragionevolmente, la diversità è da attribuire al fatto che essa è stata applicata a sistemi diversi e che la diversità tra i due sistemi-proposizione si annidi proprio nel rapporto diverso che in TV e in giardino intrattengono rispettivamente con i soggetti di trasmettono e di bevono. Nel primo caso, un rapporto che si configura predicativamente come un'identità; nel secondo, quello della determinazione del luogo sul quale insiste la relazione del soggetto e del predicato.
Nel gioco delle diverse forme disponibili per le funzioni, la distinzione grammaticale tra "argomenti" e "circostanti" non riesce a cogliere (o riesce a cogliere solo parzialmente) queste diversità? Dall'eventuale fallimento descrittivo, la lingua non è minimamente toccata. Essa funziona alla perfezione, come un sistema spaventosamente plastico. Non c'è costrutto concettuale destinato a contenerla da un grammatico (anche il più geniale) che non sia invece rigido; perciò disposto a crepe e perdite.
L'unica via, per chi ama la lingua e vuole provare a capirla e a farla capire, è quindi di assecondarla e, se ci si riesce, di far dire a lei medesima qual siano i modi con cui si organizza. Farla parlare, la lingua, è però difficilissimo. Paradosso? Sarà pudore, sarà malizia, sarà omertà, nessuno lo sa. La lingua tace. Apollonio sospetta se la rida, delle sciocchezze sue e di tutti i grammatici.
Certo, si può provare a renderla un po' meno taciturna. Nel caso prospettato, per farlo, si è messo a frutto, molto alla buona, il metodo della parafrasi: naturalmente, parafrasi controllata e sperimentata in atmosfera per quanto si può sterile (per continuare a mescolare metafore d'ogni genere).
Con l'approssimazione delle procedure umane (ce ne sono altre?), un metodo del genere fu messo a punto anni fa da un tal Zellig Harris (uno il cui massimo merito, per chi se ne intende, sarebbe invece d'avere fatto da battista a Noam Chomsky). Or sono sette lustri, Apollonio ne fece indisciplinata pratica (come è stato sempre suo costume) andando a bottega da un tal Maurice Gross, ingegnere, per rubargli un po' di mestiere. Da Harris, costui era stato a bottega, col medesimo intento, qualche anno prima.
Ciò precisato, si spera, il pigro alter ego di Apollonio, ricevuto il servizio, non dirà, spregiandolo, che il frustolo, sciocco e pressappochista, non ha nemmeno il pregio d'uno straccio di bibliografia, per un rinvio utile, almeno esso, ai soliti cinque lettori: molto pazienti, se giunti a questo punto.