È sera. Con un bicchiere in mano, Apollonio sta, come deve, in un crocchio di persone, eufemisticamente, mature che chiacchierano (c'è bisogno di dirlo?) dei tempi andati.
"Ho la tua età", dice, sollecitato a esprimersi in proposito, uno dei conversatori. "Se hai la mia età" - commenta il destinatario - "Lucio Battisti non ti può essere indifferente...".
"Ho la tua età", dice, sollecitato a esprimersi in proposito, uno dei conversatori. "Se hai la mia età" - commenta il destinatario - "Lucio Battisti non ti può essere indifferente...".
In ispirito, Apollonio è già volato via. In fuga. Via da "Voglio Anna..." e da "Dieci ragazze per me...", che pure parlano ancora al suo cuore. Ha cominciato a compitare, nel suo foro interiore, un paradigma quotidiano e, al tempo stesso, strano: quello degli aggettivi detti possessivi in combinazione con età.
È la sua pena, la pena del linguista da strapazzo: capita, d'improvviso, cominci a fare giochi di segmentazione e sostituzione con ciò che sente o gli passa per la testa.
Ognuno ha la sua, di età, ci mancherebbe, pensa. Come ognuno ha i suoi acciacchi. Può avere tuttavia anche l'età di un altro o di un'altra. Ho la tua, la sua età vale allora 'ho la stessa età che hai tu, che ha lui o lei'. E fin qui, nulla di strano: storia che sentiva ripetere, a proposito di casi simili, declinati in parecchie lingue, più di sette lustri or sono, affacciato a una finestra della torre centrale di Jussieu, col Panthéon come protagonista del panorama.
Non appena aggettivo e soggetto condividono però, nel costrutto, la persona grammaticale, ecco succedere il cortocircuito. Ne viene fuori un divertente effetto. Non ci aveva mai prima prestato attenzione, sebbene si può star certi che l'espressione gli sia entrata nelle orecchie, nel corso della sua vita, un numero difficilmente calcolabile di volte, e comparsa sulle labbra, negli ultimi anni, di tanto in tanto: Ho la mia età...
È la sua pena, la pena del linguista da strapazzo: capita, d'improvviso, cominci a fare giochi di segmentazione e sostituzione con ciò che sente o gli passa per la testa.
Ognuno ha la sua, di età, ci mancherebbe, pensa. Come ognuno ha i suoi acciacchi. Può avere tuttavia anche l'età di un altro o di un'altra. Ho la tua, la sua età vale allora 'ho la stessa età che hai tu, che ha lui o lei'. E fin qui, nulla di strano: storia che sentiva ripetere, a proposito di casi simili, declinati in parecchie lingue, più di sette lustri or sono, affacciato a una finestra della torre centrale di Jussieu, col Panthéon come protagonista del panorama.
Non appena aggettivo e soggetto condividono però, nel costrutto, la persona grammaticale, ecco succedere il cortocircuito. Ne viene fuori un divertente effetto. Non ci aveva mai prima prestato attenzione, sebbene si può star certi che l'espressione gli sia entrata nelle orecchie, nel corso della sua vita, un numero difficilmente calcolabile di volte, e comparsa sulle labbra, negli ultimi anni, di tanto in tanto: Ho la mia età...
E non per dire un'ovvietà alla Max Catalano (tra i suoi cinque lettori, ci sarà qualcuno che sa a cosa si riferisce Apollonio: gli altri si rivolgano a Wikipedia). Per dire, invece, più o meno, 'ho un'età (ormai) avanzata, sono vecchio (o quasi)': Se continui con questo passo, scordati che io ti tenga dietro: ho la mia età.
Tra sé e sé e tra il serio e il faceto (del resto, è linguistica da strapazzo), Apollonio decide allora di chiamare il fenomeno 'età riflessiva'. Gli piace il gioco di parole: quando l'età che si ha è dichiarata come propria, è un''età riflessiva'. Bello, no?
Naturalmente, 'età riflessiva' non riguarda solo la prima persona. Non di persona per sé si tratta ma della relazione sintattica in cui entra la persona, appunto. Casi di "età riflessiva" sono disponibili per tutte le persone.
Hai la tua età: poco carino da dire a chiunque e da evitare rigorosamente rivolgendosi a una signora; Avete la vostra età: condizioni d'uso poco diverse dalle sopra indicate, e solo per lo stemperamento del plurale; Abbiamo la nostra età: d'uso solidale, si tratti di quarta persona autentica, si tratti di uno di quei casi in cui il 'noi' è posticcio e sta per quel 'tu' effettivo, che pone automaticamente il destinatario sopra un gradino più basso del locutore: Caro il mio nonnino, abbiamo la nostra età. Pensa sia il caso di sgattaiolare così dopo cena per rincorrere ancora le gonnelle?
Hai la tua età: poco carino da dire a chiunque e da evitare rigorosamente rivolgendosi a una signora; Avete la vostra età: condizioni d'uso poco diverse dalle sopra indicate, e solo per lo stemperamento del plurale; Abbiamo la nostra età: d'uso solidale, si tratti di quarta persona autentica, si tratti di uno di quei casi in cui il 'noi' è posticcio e sta per quel 'tu' effettivo, che pone automaticamente il destinatario sopra un gradino più basso del locutore: Caro il mio nonnino, abbiamo la nostra età. Pensa sia il caso di sgattaiolare così dopo cena per rincorrere ancora le gonnelle?
Alla terza persona - che non a caso il buon Benveniste diceva essere una non-persona - le cose si fanno ovviamente più complicate. O, meglio, soltanto ambigue. Ambigue in astratto, come è (quasi) sempre il caso con la lingua: nella concretezza dei discorsi, delle ambiguità, di norma, nessuno si accorge.
E allora, con Ha la sua età, Hanno la loro età tutto dipende dalla relazione tra il soggetto e l'aggettivo: insomma dipende da chi sta dietro quel sua e quel loro. Se si tratta di terza persona diversa della terza persona che fa da soggetto (secondo il modello che vige, per es., in La pettina), si sta parlando di un'età qualsiasi, giovane o meno poco importa, condivisa dalle due diverse terze persone. Se invece la terza persona in ballo è un'unica terza persona (secondo il modello che vige, per es. in Si pettina), riappare appunto 'età riflessiva'. E con 'età riflessiva' c'è poco da fare, anche fosse solo per ischerzo, si tratta di un'età matura: Ha la sua età, poverino: è rimasto a Jakobson. Cosa vuoi ne capisca, di scienze cognitive...
Prendere consapevolezza di 'età riflessiva' risveglia nella coscienza di Apollonio altri modi ellittici (e a loro modo idiomatici) per evocare, nei discorsi, l'età matura. Modi che stanno anche loro nella regione dei (pietosi o pelosi) eufemismi. Del resto, da sempre, l'età, quando cresce, diventa tema "sensibile", come s'usa dire adesso.
Ecco allora il banale Ho, hai, ha, abbiamo, avete, hanno una certa età: certo, certa, orientati da litote, sono infatti d'uso largo, anche fuori del caso qui in discussione: Ho un certo appetito.
Ecco il meno banale, perché ancora più secco e perentorio Ho, hai, ha, abbiamo, avete, hanno un'età. Pronto, come tutte le espressioni simili, per gli usi (auto)ironici, Non mi potete chiedere adesso di gettare alle ortiche il Programma minimalista. Santo Cielo! M'ero abituato. E ormai ho un'età.
Ecco allora il banale Ho, hai, ha, abbiamo, avete, hanno una certa età: certo, certa, orientati da litote, sono infatti d'uso largo, anche fuori del caso qui in discussione: Ho un certo appetito.
Ecco il meno banale, perché ancora più secco e perentorio Ho, hai, ha, abbiamo, avete, hanno un'età. Pronto, come tutte le espressioni simili, per gli usi (auto)ironici, Non mi potete chiedere adesso di gettare alle ortiche il Programma minimalista. Santo Cielo! M'ero abituato. E ormai ho un'età.
Tutti, pensa Apollonio, sorseggiando il suo vino, hanno un'età: la differenza consiste allora nel fatto che solo di alcuni, e a partire da una certa età, lo si dice. Non se ne dice l'età; basta dire semplicemente Ha un'età, per farlo secco o farla secca: Ha un'età ma va ancora in giro conciato come sai.
Lungi, allora, dall'essere ciò che sembra, l'articolo indeterminativo di Ha un'età. Incommutabile con altro che passi per determinatore. Circostanza che rende chiaro il fatto che avere un'età (c'è bisogno di dirlo?) non è come avere una macchina, un(')amante, una casa, un conto in banca e così via.
Del resto - il bicchiere è quasi vuoto e Apollonio filosofeggia - avere un'età, avere la propria età forse corrisponde ad avviarsi a vivere l'esperienza contraddittoria di chi prova quanto sia importante avere, con un'età, tutto il resto, intuendo che importante, se mai lo è veramente stato, forse non lo è più.
"Mi sono informato, c'è un treno che parte alle sette e quaranta...".
"Mi sono informato, c'è un treno che parte alle sette e quaranta...".
..."riflessivo" inteso come aggettivo o come verbo? L'etimo è differente seppur reciproco
RispondiEliminaAmbiguamente con ambedue i valori, vigile Lettore o Lettrice senza nome. È lì il piccolo gioco di parole che Apollonio s'è concesso. Evidentemente, non è però riuscito a spiegarsi. Lo perdoni.
RispondiEliminaDirei piuttosto...una riflessione "complessa" per chi non sa leggere le note
RispondiEliminaGran divertimento! Grazie
RispondiEliminaGrazie a Lei, amica Lettrice.
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