"Io sono innamorato della parola «lacuna»": si apre proprio così un libro recente il cui titolo suona Lacuna e il sottotitolo Saggio sul non detto. È stato segnalato come meritevole d'attenzione da chi se ne intende ad Apollonio, che lo sfoglia con interesse e desiderio di apprendere.
Lacuna accorda dunque l'onore dell'esordio a un pronome personale: io. L'enfasi è accresciuta dalla circostanza che vede l'italiano accreditare un valore di marcatezza alla ricorrenza esplicita di un pronome personale con funzione di soggetto. Di norma e in un'espressione pacata, infatti, esso è taciuto.
Lacuna si apre insomma con ciò che avrebbe facilmente potuto non essere detto e invece lo è stato. Con ciò che non è nemmeno il contrario d'una lacuna ma la sua contraddizione: un riempimento in sospetto di eccesso che tracima per evidente assenza di un troppopieno, di uno scolmatore.
Un esordio del genere è forse illustrazione esemplare di un horror vacui a carattere selettivo e paradossale rispetto a quanto esso dichiara: ne sortisce l'immagine d'un amore per la lacuna che pratica lo stracolmo, di una verbosa dedizione al non detto.
Nessun commento:
Posta un commento