Istat: Italiani più vecchi e in calo: ecco la constatazione che non si trova nelle geremiadi sul declino dell'italiano. Invece vi dovrebbe figurare e come principale.
Il numero di parlanti italiani la cui espressione è o sarà presto lambita dai guasti dell'età è ormai imponente. E sui cento sotto i quattordici anni, eventualmente sgrammaticati, incombe il peso dei più di centosessanta avviati più o meno rapidamente verso un'espressione senilmente demente.
A confronto, accenti e apostrofi giusti, congiuntivi ineccepibili, impeccabili cascate di subordinate e tutta la panoplia dell'eleganza e del garbo che, tra i giovani, si presumono (e forse sono) perduti sono quisquilie: credano ad Apollonio i suoi due fedeli lettori.
In funzione di tali quisquilie, capita del resto si diletti a indignarsi (e pour cause) una parte della nazione già in grave sospetto di decrepitezza e, quanto alle cose che contano sul serio, ineluttabilmente la meno determinante.
Non sarà da essa, infatti, né dai suoi estenuati spiriti che la viva espressione italiana del futuro prenderà la forza e lo slancio per continuare a esistere, se mai li prenderà.
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