Seicento professori universitari (e assimilabili), con una lettera aperta cui si continua a fare riferimento sui giornali e altrove, hanno dimostrato equiparabile a una neoscuola primaria l'università: così ha osservato l'alter ego di Apollonio, senza intenzione di ironia, anche quando ha sostenuto di dubitare della consapevolezza di tale dimostrazione in chi l'ha resa, quasi fosse un lapsus.
La dimostrazione ha un corollario. Tutto ciò che, nel sistema dell'istruzione precede l'università, è letteralmente scuola d'infanzia.
La dimostrazione ha un corollario. Tutto ciò che, nel sistema dell'istruzione precede l'università, è letteralmente scuola d'infanzia.
Sotto tale luce, non pochi dei processi che hanno interessato la scuola negli ultimi cinquanta anni ne risultano ben spiegati. Sono infatti riconducibili, come aspetti superficiali, a una circostanza di base: l'infantilizzazione della società italiana. Un'infantilizzazione paradossale e anzitutto morale, vista la sempre minore presenza di veri infanti.
A tale infantilizzazione corrisponde infatti, come processo speculare e solo specularmente opposto, un invecchiamento reale della società. Socialmente, si può ormai parlare di esso come di un rimbambimento nazionale.
A tale infantilizzazione corrisponde infatti, come processo speculare e solo specularmente opposto, un invecchiamento reale della società. Socialmente, si può ormai parlare di esso come di un rimbambimento nazionale.
Dall'una come dall'altra prospettiva, insomma, un'assenza di maturità.
Da un lato, gli italiani sono bambini a oltranza: si badi bene, persino nella ricerca di quel consenso, di quell'approvazione che s'accompagna all'eventuale (e sempre più ipotetico) successo personale. Questo è ormai l'ultimo orizzonte che, miserevolmente, la scuola prospetta a chi la frequenta.
Dall'altro, gli italiani sono bambini di ritorno: quei vecchi, cui gli irrequieti e incomprensibili modi di condursi dei bambini a oltranza risultano fastidiosi.
Una maturità mai compiuta o già perduta: ecco lo stato della nazione.
Da un lato, gli italiani sono bambini a oltranza: si badi bene, persino nella ricerca di quel consenso, di quell'approvazione che s'accompagna all'eventuale (e sempre più ipotetico) successo personale. Questo è ormai l'ultimo orizzonte che, miserevolmente, la scuola prospetta a chi la frequenta.
Dall'altro, gli italiani sono bambini di ritorno: quei vecchi, cui gli irrequieti e incomprensibili modi di condursi dei bambini a oltranza risultano fastidiosi.
Una maturità mai compiuta o già perduta: ecco lo stato della nazione.
La parossistica attenzione per gli aspetti più esteriori della vita linguistica, tipica di questi anni, è del resto tratto anch'esso bambinesco, nei suoi aspetti ludici, o incartapecorito, in quelli rabbiosi.
Frattanto, l'italiano perde in maturità e nelle cose che contano, soprattutto per l'infantile o decrepita modestia di cosa e di chi vi si esprime.
Sul tema, sarà necessario ritornare, anche perché che si parli e si scriva tanto di lingua non è un buon segno, per la nazione italiana.
Sul tema, sarà necessario ritornare, anche perché che si parli e si scriva tanto di lingua non è un buon segno, per la nazione italiana.
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