6 febbraio 2017

Cronache dal demo di Colono (51): L'arte di Toni Servillo, alla sua acme

Dicono sia successo questo: "Toni Servillo sgrida uno spettatore che smanetta al telefono in prima fila: applausi dal pubblico". Apollonio stenta a crederci. Non sarà vero e sono certo i giornali che s'inventano simili sciocchezze, per vellicare le foie ridicolmente forcaiole di un pubblico che aspetta solo un'occasione, anche la più cervellotica, per indignarsi e per osannare chi s'impanca a fustigatore e condanna. 
Fosse successo (ma Apollonio ribadisce: non ci crede), solo un commento sarebbe appropriato.
Farebbe infatti scompisciare che, per attirare sopra di sé un po' di attenzione e per strappare, già fuori scena, un applauso corrivo e moralista, a Toni Servillo fosse venuto fatto di atteggiarsi da caporale nei confronti di uno spettatore, ancora prima dell'inizio del suo spettacolo. Da vero caporale, qui si dice, non solo per onorare la memoria del guitto raffigurato nell'immagine, ma anche per non adoperare la più colorita e meno decente espressione in uso a Napoli e altrove (quella, notissima, che condivide, per esempio, con struggente il nesso consonantico iniziale).
Fosse successo (ma è ipotesi dell'irrealtà: lo si sa che non è possibile e che sono i giornali che inventano bufale), di tale gesto da grande attore sarebbe da conservare imperitura memoria. Sarebbe infatti il punto più alto raggiunto dalla straordinaria carriera di Toni Servillo. Una persona vera, colta proprio nel momento del suo inveramento.

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