Ingannare l'ingenuità infantile illudendosi di farla franca è ridicola ingenuità della supponenza adulta.
27 febbraio 2013
26 febbraio 2013
Linguistica da strapazzo (11): "E"
"In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio". Riflettere un momento su questo celebre incipit è quanto basta a chi è curioso di sapere cosa vale e in italiano e cosa vale ciò che, per funzione, corrisponde a e in idiomi apparentati. Sì, e: la congiunzione, come la si definisce, di coordinazione.
Basta infatti egli si chieda non solo dove e compare in quel passo d'apertura del Vangelo di Giovanni ma anche dove non compare, cercando d'intendere il valore di tale opposizione. L'opposizione qualifica tanto il dato positivo quanto il negativo. Il valore del negativo giganteggia, per la sua chiarezza, e getta la sua luce su quello del positivo: miseria della filologia e del culto ontologico del dato attestato.
E non ricorre in principio. Una volta che si sia principiato, per e la via è spianata.
Nel Big Bang di un'espressione, in altre parole, e, forse, in quello dell'espressione, e non c'è. E se e c'è, il Big Bang è simulato o, se è un Big Bang, è un Big Bang che simula di non esserlo.
Una e è insomma sempre marca d'una ripresa. È marca, al massimo, di un nuovo inizio ma non dell'inizio. Così capita che una e d'apertura (come sovente se ne trovano) possa alludere a un precedente indefinito e arcano o a uno ben noto e definito, almeno per convenzione. Fare, insomma, poesia, anche a buon mercato, o valere come ammiccamento per chi, della storia, conosce già le puntate precedenti e funzionalmente omologhe.
Perché e coordina, si dice, ma appunto solo ciò che è reciprocamente coordinabile ed è rispettosa delle differenze funzionali né mai potrebbe passarci sopra. E non crea, aggiunge un anello e fa catena.
Modesta, servile, dignitosamente umana. Odiosamente umana.
24 febbraio 2013
A frusto a frusto (44)
Cosa c'è di più odioso ed esecrabile della spudoratezza? Eppure, accompagnata dall'abbandono di sé, diventa complice espressione di confidenza, aspra talvolta, talaltra dolce: di rado, miracolosamente, insieme. Tocca a quel punto all'eccezione dell'intelligenza riscattarla, rinnovandola senza guastarla, dalla rapida noia dell'abitudine.
23 febbraio 2013
A frusto a frusto (43)
A redimere la vanagloria di sconsiderate (e sovente involontarie) generosità interviene sempre, moralmente salvifica, l'ingratitudine.
21 febbraio 2013
Anagramma
L'incidente d'un tweet ed ecco apparire, quasi a casaccio, la lampante evidenza d'una banalità. Tra gli omofoni cielo e celo, solo il primo, ovviamente, vanta celio come anagramma ma per puro effetto di norma ortografica. La realtà di una relazione anagrammatica è assoluta, dunque, ma è relativo o, meglio, convenzionale il fondamento di tale realtà, come lo è, naturalmente, ogni scrittura.
Per atto dovuto.
Per atto dovuto.
20 febbraio 2013
Letto
È ragione di fierezza sapere che il luogo che il luogo comune associa all'italiano è il letto, scenario in cui, come può e persino alla sua fine, la vita umana offre il meglio di sé.
16 febbraio 2013
Cronache dal demo di Colono (11): Sanremo
Il politicamente corretto non farà mai le veci del garbo e della buona educazione né una sussiegosa sufficienza intellettuale avrà mai la grazia della cultura e della canzone popolare.
Lingua loro (28): "Messa in mora"
Rapita dal caldo e sicuro ricetto della lingua di specialità in cui, talvolta per secoli, ha prosperato tranquilla, a un'espressione può capitare di tutto. Se suona bene (e motivo del rapimento è sovente proprio il fatto che sia sembrata carina a chi l'ha orecchiata), la si può trovare adoperata anche per valori molto lontani dai suoi d'origine, se non affatto opposti. E la nominalizzazione messa in mora, anzi, nell'orale, messimmora pare suoni benissimo tra le labbra e sotto le penne di chi, dell'uso giusto della lingua, se ne intende e se ne serve come (quasi) sinonimo di abbandono (più o meno lungo), di sospensione: "Oggi assistiamo a una messa in mora d'ogni riflessione sul tema...".
La lingua è benevola, però, e non ha mai messo in mora nessuno; al massimo, col suo candore maligno, mette a nudo il cretino, ma solo nelle more della sua ineluttabile prevalenza.
15 febbraio 2013
A frusto a frusto (42)
Parossistico e implacabile divenire del permanente: per mettere in scena l'incessante replica del medesimo spettacolo, al mondo tocca adeguarsi col periodico avvicendamento, tra l'altro, dell'intero cast delle sue marionette.
11 febbraio 2013
Cronache dal demo di Colono (10): Della verità del dettaglio
Il filmato procura a chi sa intenderla prova tangibile del mutamento dei tempi cui la reboante notizia della conferenza stampa di Padre Lombardi fa esplicativo riferimento. La prova è lampante. Il valore espressivo (e comunicativo) è sistematico, proprio per via della sua toccante modestia, della sua apparente impertinenza.
È la bottiglia di plastica d'acqua minerale che compare sul tavolo, sulla destra dell'oratore. E, con la bottiglia, quel candido bicchiere di plastica, rovesciato, a incappucciarla.
Oggetti qualsiasi, oggi, per gente qualsiasi dalle vite qualsiasi. Sacri feticci di un'epoca che ha perfezionato con un egualitarismo al ribasso un gran sogno della modernità: l'eguaglianza tra gli esseri umani.
Quella bottiglia da mezzo litro e quel patetico bicchiere stanno lì a qualificare, in funzione di ossimoro, una sede un tempo tanto augusta, se non proprio santa: la sede per antonomasia della trascendenza dall'umano.
Stanno lì, invece, come, identici, stanno sul tavolo dove si consuma, in un mondo di finti ricchi produttori principalmente se non esclusivamente di rifiuti, la volgare pausa pranzo di ogni supponente poveraccio che, inebetito, guarda alla TV Padre Lombardi commentare e spiegare l'abdicazione di un papa: un evento ben più raro della morte di un papa, già di suo, come si sa, proverbialmente rara.
Stanno lì, invece, come, identici, stanno sul tavolo dove si consuma, in un mondo di finti ricchi produttori principalmente se non esclusivamente di rifiuti, la volgare pausa pranzo di ogni supponente poveraccio che, inebetito, guarda alla TV Padre Lombardi commentare e spiegare l'abdicazione di un papa: un evento ben più raro della morte di un papa, già di suo, come si sa, proverbialmente rara.
7 febbraio 2013
Lingua loro (27): "Avere un impatto"
“Ho improvvisato il termine “salire in politica” ma questo ha avuto un impatto sul linguaggio“ ST #leinvasioni
— Mario Monti (@SenatoreMonti) 06 febbraio 2013
Frustolo esclusivamente documentario, il presente. Il momento priva di opportunità qualsiasi commento. Quanto a salire in politica come "il termine", dirne sarebbe qui pedantesco. Di "termine", gli usi sono interminati, anche tra gli specialisti e per affettazione. Saggio tacerne.
6 febbraio 2013
A frusto a frusto (41)
Ciò che più si ama, ciò cui più si tiene (forse perché nebulosa ratio d'un accidentale esserci stato) è l'esito di errori iterati, di incoercibili debolezze.
5 febbraio 2013
Linguistica da strapazzo (10): Asterisco
Quasi tutto il valore (e il sapore) della ricerca linguistica consiste nella capacità metodica di cogliere con precisa sottigliezza i modi sistematici con cui, smarcandosi dal non-marcato, il marcato sta temerariamente sospeso, per mera ipotetica differenza, sopra il baratro vertiginoso dell'impossibile.
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