Sono molte le guise con cui le lingue manifestano le differenze di genere grammaticale. Naturalmente, le lingue per le quali una nozione di genere grammaticale è pertinente. Non sono tutte.
Non manca d'una sua perversa bizzarria il modo che in italiano (una lingua, appunto, non comune) produce la combinazione d'invariabilità formale e ortografia. Si sta quindi parlando di lingua scritta.
A chi gli chiedesse "come si fa il femminile" nella sua lingua, chi parla italiano e lo scrive potrebbe infatti rispondere: "Tra le tante maniere diverse, persino con un apostrofo".
Si prenda il caso della coppia Di Centa era un'atleta importante e Di Centa era un atleta importante. Le due espressioni devono solo alla minuscola differenza grafica il fatto di riferirsi la prima alla fondista Manuela Di Centa, femminile, medaglia d'oro olimpica, la seconda a suo fratello Giorgio, maschile, anche lui fondista e anche lui medaglia d'oro olimpica.
Per la fabbricazione di opportune coppie contrastive, sono disponibili, tra gli altri, idiota e analfabeta, entusiasta e apprendista. E anche idealista, per il quale si trova anzi un gustosissimo esempio di bisticcio di genere, se si fa scorrere rapidamente il lungo scritto, cui sotto si rinvia, e ci si ferma sul passo accompagnato dall'immagine qui riprodotta: se protagonista è "un'idealista", come fa a essere "il buon..."?
Succedono, appunto, anche cose del genere. Succedono anche ai professori che correggono gli errori altrui. Dovrebbero invitare tutti a sorridere e a temperare gli ardori censori.