Per lo spirito stordito di Apollonio, tanto indugiatore nell'assaporare significanti da lasciare negletti i significati (ove ci siano, questi sono del resto roba da gente seria, come si sa), capita che a competere in questi giorni per un importante incarico della vita pubblica nazionale siano voci di verbi fantasiosi e, di conseguenza, arcane manifestazioni del Verbo.
In stretto ordine alfabetico:
- un participio passato maschile plurale della prima coniugazione: "Civati che si sia, e poi?";
- un infinito della seconda coniugazione, con enclisi di una particella pronominale maschile singolare: "Cuperlo si dovrebbe, certo, ma...";
- una seconda persona singolare del presente indicativo: "Renzi ancora?" (eventualmente: una delle tre persone singolari del presente congiuntivo, da scegliere secondo il gusto di ciascuno; per es., "Renzi pure come Le aggrada").
Insomma, una forma finita del presente, la terza; una infinita e senza tempo (o, almeno, "che viene da lontano..."), la seconda; una né finita né infinita e in apparente attesa di un ausiliare, la prima.
Cosa tutto ciò significhi, Apollonio non sa né il Verbo gli si è appunto dichiarato in proposito, abbagliandolo soltanto con le sue forme.
Non gliene vogliano i suoi cinque lettori, se meglio o più non è capace di dire. Lo sanno, del resto. Lui, di politica, capisce più o meno quanto capisce di linguistica: meno di zero. E per avere ponderati "consigli di acquisto" (la rete ne deborda), il suo non è certo l'indirizzo più appropriato.
Nonostante questo fitto intersecarsi di... grate espressioni di scambievole, compiaciuta sorpresa sortisca il non meno stupefacente -- perché per più versi paradossale -- effetto di disvelamento progressivo (o accelerato decadimento, non meno consono al milieu in cui l'attualità politica ci immerge, nostro malgrado) della multistratificata Non-apparenza su cui pure ancora discorriamo, non posso non avvertire un sottile disagio all'improvviso sospetto che ciò dipenda dall'insopprimibile influenza su noi esercitata dalla più fantasmatica e proteiforme delle comete che abbiano mai collaudato la loro tavola da surf sulle nostre teste suburanie: Ison, altrimenti detta "cometa di Schroedinger" (come il suo gemello felino). Ora, sia perché non m'intendo minimamente di meccanica quantistica o di gatti, sia perché, dopo e prima di tutto, resta sempre vero che non si sa mai, mi affretto a presentarLe le mie scuse preventive per ogni futura e persino concomitante -- ma su universi paralleli -- intemperanza e intempestività più o meno tempestosa da me posta in essere. Mi pare un accorgimento che, in un secolo di guerre preventive attuate o sospirate, potrebbe persino somigliare ad un ombrello; o a un contrapasso in sommo grado silenzioso e remissivo.
RispondiEliminaCon sincero divertimento, Sua Licia.
È certamente una buona stella quella che, come Citera, celebre isola, non si sa se ci sia.
RispondiElimina"... spirito stordito ..., tanto indugiatore nell'assaporare significanti da lasciare negletti i significati (ove ci siano, questi sono del resto roba da gente seria, come si sa)..."
RispondiEliminaDomattina, come ogni tanto faccio, La trascriverò su una lavagna (classe V E), mentre l'alba invernale rischiara lenta la prima ora (no, i vecchi neon no)e voci giovani (poche) protesteranno che no, che solo i significati sono importanti (anch'io lo affermavo, anni fa, mi par di ricordare); io rivendicherò il diritto al dubbio, a volte quasi totale, e poi leggerò D'Annunzio, come programma comanda, sorridendo di me e dell' "amatissima broda dell'umano pentolone" nel quale finisco sempre a capofitto.
Ringrazio per il supporto didattico e il costante piacere di lettura.
Mauro Lena
p.s.ho aggiunto 'indugiatore' al dizionario che pretendeva di segnalarlo come errore
Bisogna esser bimbi (o esserlo rimasti; o ancora esserlo ritornati) per non protestare la prevalenza dei significati. E a ciascuno, almeno una volta nella vita, capita purtroppo di non esser bimbo (o di non esserlo rimasto; o di non esserlo ancora ritornato). Grazie a Lei, costante Lettore.
RispondiEliminaIn effetti, volgere le forze a ritornar bambini potrebbe essere una ben congegnata difesa contro l'annichilimento indotto dalla inesistenza dei significati. I bambini accettano il mondo così come e comunque gli si presenti, innescano giochi su ogni circostanza e neppure li turba che rimanga sfuggente il fatto 'principale' circostanziato.
RispondiEliminaSe poi si tratta di nomi propri, acuto Lettore, che, come dottrineggiano i filosofi, non hanno (o non avrebbero) significato, il gioco di darne loro uno, in grazia della loro forma, è tale, magari, da svelare infantilmente l'arcano che in quel fatto 'principale' è celato.
RispondiEliminaNel caso della stella annichilita-ma-anche-no, mi pare che il nome attribuitole (è un acronimo) abbia involontariamente adombrato un eccesso quantistico di significati, sia pure impliciti per via di un inconsapevole (?) anagramma: si/no. Un nomen omen in piena regola, che ha condannato l'ignara vagabonda a una vita da star.
RispondiEliminaAl contrario di "Citera" che, dal canto suo, i copioni sia teatrali che cinematografici, tra sé e sé, non li disdegna affatto. Che poi, ancora più in segreto, sogni una vita da Santorini, è una possibilità che, a questo punto, non mi sento di escludere dal Fato principale in cui consiste la sua refrattarietà all'oblio -- o esistenza che dir si voglia.
Con simpatia, Sua Licia.