Aurora pare sia, da qualche anno, uno dei nomi che i genitori italiani scelgono più di frequente per le bimbe. E la preferenza tende a crescere. Per strada, capita infatti di sentirlo risuonare spesso. Molto più spesso di dieci, trenta, cinquanta anni fa.
Faceva Aurora, per fantasia dei genitori e non per tradizione familiare, una nonna dell'alter ego di Apollonio: la più vicina e vera. Morta, come fosse domani, nel 1968: non seppe mai così del poi celebre Maggio. Nata nel 1886, quando venir chiamata e chiamarsi Aurora voleva dire qualcosa. Il Ballo Excelsior è di cinque anni prima.
Chissà cosa vuol dire oggi, per battaglioni di bimbette, portare questo nome. Certo, non la stessa cosa che significava per una bimba che, con poche altre, cominciava a portarlo quasi centotrenta anni fa.
I nomi propri hanno una forma, peraltro molto resistente, ma non hanno un significato: così dicono i logici e hanno ragione. Eppure, restando formalmente identici, cambiano in funzione di qualcosa che, certo, non è un significato ma non è funzionalmente un vuoto, non è sistematicamente un'assenza.
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