Serpeggiare, dichiara uno sbarbatello o una pupetta, a séguito d'opportuna domanda, significa 'spettegolare, parlare male di qualcuno alle sue spalle'. Commovente.
Invece, la testimonianza dell'exploit, accolta tra l'indignazione e l'irrisione, completerebbe il quadro d'una desolazione, per chi la riferisce. Scenario, la grande sala in cui si svolge un convegno sulla didattica dell'italiano. Al fondo, l'alter ego di Apollonio ha fin lì sonnecchiato: gli si perdonerà l'incertezza sul dettaglio del genere.
Del resto, sono le tre del pomeriggio. Solite geremiadi e soliti numeri percentuali: per una relazione pomeridiana, roba contro la quale s'infrange inane l'onda d'urto di qualsiasi caffè.
Il poveruomo ne sente poi dire da quaranta anni: era acerbo, è maturato e sta adesso avvizzendo. È progressivamente cambiata solo la luce sotto la quale il canovaccio va in scena. Una luce radente. Un dì, era il sole dell'avvenire. Oggi sono i raggi di un tramonto. E nel tramonto, ciò che poteva parere, or sono numerosi decenni, un ordito progressista prende i riflessi sinistri della lagna reazionaria: tutto va appunto in sfacelo.
No, narra ad Apollonio di aver pensato l'alter ego, riscosso da quel serpeggiare. C'è vita, nella lingua. E una vita vivace di lunghissima durata. L'-izo dei tempi lontani di Tucidide e di Demostene, trapiantato or sono due millenni nell'espressione di chi parlava latino (senza farlo, ovviamente, come scriveva il latino Cicerone), ha messo radici nella testa di quello sbarbatello o di quella pupetta con iPhone e getta polloni nell'italiano del ventunesimo secolo.
Polloni abusivi, si dirà. Appunto: quindi ancora più apprezzabili e gustosi, non foss'altro perché scandalizzano sul principio quei benparlanti che, la cosa avesse successo, correrebbero subito a sposarne l'indiscutibile fondatezza.
Se, dunque, chi si comporta da birbone birboneggia, chi da bambino bambineggia, chi, per figura, da asino asineggia, perché mai oggi chi si comporta, di nuovo per figura, da serpe non dovrebbe serpeggiare?
E, si dica il vero, non è comportarsi da serpe andare in giro a spettegolare della compagnuccia di scuola, tagliandole addosso i panni, magari profittando dell'immorale vantaggio di essere stato o stata partecipe dei suoi piccoli segreti? Se ciò non è serpeggiare, cosa lo sarà meglio mai?
Il serpeggiare che c'è già? Primo, tanto antico non è: cinque secoli. Troppo poco per accampare diritti di esclusività. Secondo, anch'esso è foggiato per figura: sui modi fisici della serpe. Il nuovo estende la figura a una figura dello spirito: se non è poesia, insomma, poco ci manca. E anche quando sembra che tutto vada in sfacelo, il o la parlante più scavezzacollo che ci sia, con le sue sortite, è buona compagnia per il linguista: gli tiene caldo il cuore, viva la testa, lo spirito lieto.
Con modifica delle cosiddette 'restrizioni di selezione', dalle precedenti, tipicamente con tratto [-animato] alle nuove, [+animato]?
RispondiEliminaPone una giusta questione sintattica, Lettore o Lettrice senza nome. E Apollonio, in una versione non pubblicata di questo frustolo, s'era messo a sviscerarla. Roba indigesta, aveva pensato, per i suoi lettori, lasciando perdere. E invece, eccola nel Suo commento. La differenza consiste appunto in una marcatezza del nuovo (e, non lo si dimentichi, solo ideale) serpeggiare rispetto al tradizionale. Non si tratta però di animatezza (anche i corpi hanno un'anima, si potrebbe scherzosamente commentare). Si tratta piuttosto di specifica umanità: quindi di un contenuto morale. Come sono gli esseri umani, e non gli asini, pur se animati, ad asineggiare, sono gli esseri umani a godere del privilegio morale di serpeggiare... Vede quanti bei temi di riflessione dietro ciò che i benparlanti, e i loro ideologi, serpeggiando, considerano un segno dell'asineria d'uno sbarbatello o d'una pupetta?
RispondiEliminaImmagino che quei polloni abusivi, così ben spennati per donare a noi frivoli, di loro non meno decollati, lettori di frodo il beneficio di un così avvincente svago, avrebbero su se stessi l'effetto di basilischi, se solo potessero rimirarsi riflessi in queste prose -- che con torrentizia previdenza mi affretto subito a disseccare. (Asineggiare o galleggiare? This is the question).
RispondiEliminaSua Licia.
L'alea del suo azzardato incrocio rende galleggiare delizioso e struggente come un amarsi e dirsi addio. E Apollonio, di nuovo, si proclama fortunato delle sue lettrici e dei suoi lettori.
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