Gli accenti son quisquilie ortografiche, appunto. Come si dice nel post precedente, che ne faccia strame l'inserto culturale di un quotidiano che (a quanto pare) ha nei docenti d'ogni ordine e grado i suoi lettori d'elezione ha però sapore di maligna ironia. Il medium è certo di averli già completamente intronati e si consente con essi aperti segni di disprezzo, che procurano il perverso piacere del dominio nel corrompimento intellettuale.
Lo stesso quotidiano che mostra di non curarsi degli accenti pubblicava tuttavia in prima pagina, or sono quindici mesi, un accorato pezzo di Pietro Citati in dolente estrema difesa, se non proprio in memoria del punto e virgola: "non uccidete il punto e virgola".
Evidentemente (si noterà a margine), ci sono firme prestigiose che non leggono i giornali in cui scrivono (o che ne leggono solo la punteggiatura?). E uno dei due lettori di Apollonio (il più malizioso) starà sicuramente pensando: "vorrei vedere! sanno che ci scrivono... E ognuno è anche il posto dove scrive". Ma resti solo a lui la responsabilità di tali impertinenze, rivolte poi a personalità culturali di tanto rilievo.
Resta in ogni caso l'enigma di un medium che in apparenza contraddice se stesso. Come mai ciò si verifica? E cosa significa?
Certo, fatte le dovute proporzioni e mutatis mutandis, la situazione che si sta presentando non è diversa da quella che ricorre quando lo stesso quotidiano lancia filippiche contro l'attuale Presidente del Consiglio dei ministri italiano e leva geremiadi sullo stato penoso in cui egli avrebbe ridotto la nazione, per poi consentirgli sulle sue stesse pagine di portare ad effetto e compimento qualche non marginale dettaglio dell'opera sua (presentata altrove come nefasta), con gli opportuni inserti pubblicitari a pagamento di imprese e aziende in vario modo a lui riconducibili e coerenti col suo vasto programma culturale. Ma la constatazione è lungi dall'essere una soluzione dell'enigma della manifesta autocontraddizione: al massimo ne amplia la portata.
Per accostarsi a una soluzione, la prima ipotesi che viene in mente ha l'aria casereccia. In una nazione cattolica, si tratterebbe in fondo dell'ennesimo caso del predicar bene e razzolare male, dell'ipocrita attitudine pretesca al "fate ciò che dico; non fate ciò che faccio". E certo c'è qualcosa di vero anche in una simile banalità. La laicità di cui si fa tanto sfoggio oggi in Italia è quasi sempre di facciata. Come modello sociale e culturale, la figura del prete resta insostituibile per capire ancora oggi i comportamenti dei ceti intellettuali italiani, a qualsiasi parrocchia appartengano.
C'è poi da invocare, come al solito, il "mercato". A guidare scelte tematiche e modi di svilupparle di un medium è (e giustamente) un criterio di richiamo commerciale. A proposito di quisquilie para-linguistiche, si potrebbe pensare che, in fondo, far piangere Citati in prima pagina sulla punteggiatura si combina perfettamente col lasciare calpestare l'ortografia alla Urbinati nell'inserto culturale. Con l'uno si acchiappa la citrullaggine un po' rétro, snob e in punta di forchetta, con l'altra quella up to date, rilassata e informale.
Anche combinate, spiegazioni del genere paiono tuttavia ad Apollonio di respiro affannoso. Il corto circuito, nelle stesse pagine, tra un esplicito cantore della punteggiatura perenta e un'implicita spregiatrice dell'ortografia vigente (a parte la differenza di genere) gli fa balenare nella testa altri collegamenti. E ha inoltre la sensazione che tali collegamenti siano svelatori di cose diverse dai caratteri eterni della nazione italiana e dalle regole transeunti del mercato culturale. Gli pare che in essi balugini addirittura una circostanza storica e, con essa, l'essenza medesima degli odierni mezzi di comunicazione di massa. Tanto più perché il lampo di luce viene proprio da quisquilie, da dettagli in apparenza tanto moralmente neutri quanto socialmente irrilevanti. I due lettori di Apollonio si armino allora di pazienza e lo seguano, se amano il brivido che può dare l'accesso al mondo misterioso e inquietante che si spalanca con l'enigmatica contraddizione di una storia in cui si combinano accenti perversi e l'assassinio del punto e virgola.
Si cominci dalle generali: i mezzi di comunicazione di massa. Nati nella modernità in forme embrionali o ancora acerbe, essi sono oggi oggetti culturali più che maturi. Alcuni sono tanto maturi che Apollonio li vorrebbe definire marci, in pura ipotesi di determinazione sperimentale e senza connotazioni moralistiche di sorta. A suo parere, i mezzi di comunicazione marci sono anzi quelli che caratterizzano la fase che attraversa oggi la civiltà occidentale. Tale fase è appunto una modernità putrefatta, in riferimento alla quale il concetto di post-moderno (qualificazione peraltro essa stessa già marcita) è stato solo un make-up.
Si venga allora alla definizione sperimentale di medium marcio. Un medium marcio è un medium in cui si trova tutto (per es., la critica feroce al modello culturale proposto dall'attuale Presidente del Consiglio dei ministri italiano) e il contrario di tutto (per es., la giuliva pubblicità del modello culturale proposto dall'attuale Presidente del Consiglio dei ministri italiano).
A questo punto, penseranno i due lettori, Apollonio s'è messo nei guai: sarà costretto a tirare in ballo categorie gigantesche e controverse, la politica, la morale, roba da "intellettuali", da cervelloni, da gente che scrive appunto sui giornali: tutte cose che un modesto compilatore di sintassi come lui non sa nemmeno cosa siano. Miserello, sarà pure costretto a tirarle in ballo in un blog dove, al massimo, si discute di virgole e che ha due lettori. Ma si sbagliano. Apollonio è sì un testone ma conosce i suoi limiti ed è modesto. Per i suoi ragionamenti, per le sue dimostrazioni, il minuscolo dominio del linguistico e quello ancora più piccolo del para-linguistico gli bastano e gli avanzano. Si accomoda davanti al suo microscopio e osserva. E cosa osserva, nel caso specifico? Osserva appunto un caso lampante di ciò che ha appena definito un medium marcio: un medium in cui trova la lode in memoria del punto e virgola e lo scempio dell'ortografia italiana corrente.
Il diavolo e il buon Dio, si dice, stanno nel dettaglio. D'accordo, diranno i due lettori ad Apollonio, a modo tuo e coi limiti che ti conosciamo, mettiamo pure che tu abbia capito. Puoi uscire soddisfatto dal tuo lindo laboratorio e lasciar perdere. Non sanno che, a questo punto, gli balena improvviso per il capo un collegamento.
E pensa: ho approntato una definizione di medium marcio; l'ho verificata nel modo più neutro che ci sia su accenti e punto e virgola. Ciò facendo, non mi s'è per caso parato chiaro e in corpore vili quale fosse il sogno di Joseph Goebbels? Definito e sperimentato su accenti e punto e virgola, un medium marcio non è forse un'adeguata realizzazione di quel sogno, emblematicamente rappresentato nella formula della rivoluzione conservatrice?
In fondo, un medium marcio è uno strumento culturale e sociale che ingoia tutto e il contrario di tutto e, dopo averlo ben ruminato e ridotto in poltiglia, lo sputa e lo dà in pasto a una folla ebete e contenta di non dovere fare la fatica di cercare, di percepire, di valutare differenze.
E nella povera testa di Apollonio, che parrà pure un teorico da strapazzo ma che alla fine vuole solo sapere praticamente con che razza di gente si trova vivendo ad avere a che fare, si verifica il passaggio finale. L'aiuta a farlo l'arte del linguaggio che va sotto il nome di letteratura. Per continuare a pensare, non gli si presentano infatti allo spirito le memorie di dotti saggi di teoria della comunicazione o di storia contemporanea (ammesso che li abbia mai letti). Gli si presenta, semplice e modesta, una sentenziosa definizione della parola tedesca Gesindel, 'gentaglia'.
"Gesindel ist immer auch guter Regungen fähig, denn das eben macht es ja zum Gesindel, dass es zu allem fähig ist": parole di Gertrud von Le Fort. Vogliono dire più o meno quanto segue: la gentaglia è sempre capace anche di buoni sentimenti: perché ciò che la rende appunto gentaglia è proprio l'essere capace di tutto.
Da quando conosce tali parole, è sempre sembrato ad Apollonio che esse illuminino d'una luce dolente l'insondabile mistero di vicende umane in generale ma, in particolare, di dolentissime vicende storiche novecentesche.
Col pretesto di un punto e virgola e di un accento, gli pare adesso però che con esse si possa anche passare, quasi per gioco e provocazione, da una farsesca tragedia a una tragica farsa. Gli pare che diano la migliore e la più icastica immagine sociale di cosa sia un medium marcio. E di cosa siano, vogliano o non vogliano, le persone che lavorano all'esistenza di un medium marcio. Gentaglia, appunto. Gentaglia che certo dice di sé che ciò che fa è in fondo ciò che tutti sognano oggi di fare e che non è affar suo capire cosa veramente fa e sapere se è giusto o sbagliato, se è (culturalmente) morale o immorale. E di nuovo da una tragica farsa a una farsesca tragedia: è appunto quanto dissero a cose fatte molti connazionali di Gertrud von Le Fort quando si chiese loro ragione di loro azioni e inazioni.
Alla gentaglia che alacremente lavora all'esistenza multipla del medium marcio, sospetta Apollonio, mai nessuno però chiederà ragione. Se del caso, potranno scrivere libri risentiti in cui si impancano a censori morali e fustigano con rigore catoniano quotidiani e televisioni, per poi finirci dentro, a portare così quel loro piccolo contributo alla confusione, all'annebbiamento delle menti che (Apollonio capisce) era alfine la sola cosa che, censurando e fustigando, volevano fare, per la loro medesima sopravvivenza. Confusione e annebbiamento delle menti sono infatti l'habitat ideale in cui prospera la gentaglia.
La modernità putrefatta, pensa Apollonio, è dunque solo il quintessenziale prodotto della modernità matura andata a male. Il medium marcio, ovunque si depositi, è il farsesco liquame che, per decomposizione, viene fuori dal tragico e mostruoso cadavere di Joseph Goebbels.
Conclusione e soluzione dell'enigma del contatto tra la lode del punto e virgola e lo scempio degli accenti. Apollonio sa adesso che non ha da stupirsi se un medium marcio è sempre capace di proporgli anche roba che pare buona ma che venendo da dove viene è sempre avvelenata. Gertrud von Le Fort, che di gentaglia evidentemente se ne intendeva, gliel'ha spiegato für ewig: certo che un medium marcio ne è capace. Come das Gesindel che lavora alla sua esistenza, esso è appunto capace di tutto.
PS. ...è un medium marcio il medium sul quale i due lettori di Apollonio hanno appena finito di leggere del medium marcio? E Apollonio e loro medesimi, cosa sono?
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