"Quindi ben venga l'esibizionismo di Lele e che Iddio c'assista": sta in Con le peggiori intenzioni di Alessandro Piperno, che qui si cita dalla prima edizione negli "Oscar contemporanea".
Un refuso, non può essere (al posto di cosa?). Tanto meno un errore. In quel c'assista, come scelta di stile, c'è un'intenzione (che sia tra le migliori o le peggiori, poco importa). E un pronunciamento per l'introduzione nell'ortografia italiana dell'apostrofo come diacritico, se combinato con la lettera c: in tal caso, messa lì a valere non per un'occlusiva - quella di Carla, per intendersi - ma per un'affricata - quella di ciarla: c'arla, in prospettiva e procedendo nell'innovazione, come possibile alternativa grafica.
Sul confine di parola, peraltro, una novità già largamente installata in scritture basse o nelle volutamente mimetiche del parlato: installata ma non ancora codificata (se Apollonio non si sbaglia).
In tali scritture, a dire il vero, essa ricorre di preferenza (se non esclusivamente), per combinazioni di ci pleonastico e verbo avere: c'ha ragione lei, non lui; c'hai il mio numero, no? Chiamami, allora; C'ho una fame nera, stasera; Dicono che c'hanno avuto un problema e oggi arrivano tardi: a chi non è capitato di leggere cose del genere? A molti, anche di scriverle.
Ancora rari (ma sarà difetto di informazione di Apollonio) i c'avanza un biglietto per ci avanza un biglietto o i c'amiamo tanto per ci amiamo tanto. Sui muri, questi ultimi? In rete? Apollonio non ha - anzi, per stare in tema, non "c'ha" voglia di far controlli: veda, integri, corregga chi vuole.
Piperno (ed è un'eccezione nel panorama attuale) ha scrittura controllata e attenta ai dettagli. L'impressione è dunque che abbia un po' esagerato, nel caso specifico, e che si sia prodotto in un "iper-scorrettismo". Ma c'è tratto di distinzione di classe più socialmente marcato del potere permettersi d'essere "iper-scorretto"? Insomma, a differenza di quelli degli altri, che remano sui canotti e pedalano sui pedalò, il diacritico di Piperno naviga a bordo d'un motoscafo Riva.
Sul confine di parola, peraltro, una novità già largamente installata in scritture basse o nelle volutamente mimetiche del parlato: installata ma non ancora codificata (se Apollonio non si sbaglia).
In tali scritture, a dire il vero, essa ricorre di preferenza (se non esclusivamente), per combinazioni di ci pleonastico e verbo avere: c'ha ragione lei, non lui; c'hai il mio numero, no? Chiamami, allora; C'ho una fame nera, stasera; Dicono che c'hanno avuto un problema e oggi arrivano tardi: a chi non è capitato di leggere cose del genere? A molti, anche di scriverle.
Ancora rari (ma sarà difetto di informazione di Apollonio) i c'avanza un biglietto per ci avanza un biglietto o i c'amiamo tanto per ci amiamo tanto. Sui muri, questi ultimi? In rete? Apollonio non ha - anzi, per stare in tema, non "c'ha" voglia di far controlli: veda, integri, corregga chi vuole.
Piperno (ed è un'eccezione nel panorama attuale) ha scrittura controllata e attenta ai dettagli. L'impressione è dunque che abbia un po' esagerato, nel caso specifico, e che si sia prodotto in un "iper-scorrettismo". Ma c'è tratto di distinzione di classe più socialmente marcato del potere permettersi d'essere "iper-scorretto"? Insomma, a differenza di quelli degli altri, che remano sui canotti e pedalano sui pedalò, il diacritico di Piperno naviga a bordo d'un motoscafo Riva.
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