Sempre alle frequentazioni delle reti sociali da parte del suo alter ego, Apollonio deve le due righe esposte qui accanto. Sono un cinguettio e ne hanno fatto oggetto di scherno, riferisce appunto l'alter ego, i custodi dei buoni modi che affollano un gruppo di discussione sulla lingua. L'alter ego vi si è trovato iscritto non sa come. D'ufficio? È possibile? Giura di esserne ignaro. Ben venuta, comunque, tale iscrizione, se, in questo modo, capita che egli possa poi passare ad Apollonio reperti come questi.
Spazzatura? La considerano tale forse quelli che vanno a rovistarvi per procurarsi la dose giornaliera di indignazione. Al linguista da strapazzo, invece, quel cinguettio piace. Non per ciò che dice, che (si faccia attenzione) nemmeno gli dispiace. Il fatto è che ad Apollonio, lo ha confessato più volte, il significato (e non parliamo del senso...) venne a noia già da ragazzo, quando s'accorse di non capirlo. E visto che tutti invece dicevano di capirlo, capì che non valeva la pena che si mettesse in concorrenza con gente tanto provveduta; che poteva lasciarlo senza ansie a coloro che se ne intendono; che a lui, felice, rimaneva tutto il resto. E non gli parve poco (tanto che, ancora, non è riuscito a venirne a capo).
No, allora. Non per ciò che dice. Il cinguettio gli piace perché spiattella certa circuiteria compositiva che, nei discorsi magari ben fatti, sta meglio nascosta (mai completamente: è ovvio). Già l'ha fatta lunga e non ne dirà che due parole.
Prima, però, vale la pena sgomberare il campo da una questione esteriore. Che i cinque lettori abbiano pazienza.
La punteggiatura: nobilissimo, degnissimo tema. E culto cui Apollonio dedica ogni sua povera cura. Consapevole, però, che quando manca, bisogna sapere far senza. E in quelle due righe, se si esclude lo stretto essenziale, essa manca. Del resto, la si è mai vista, la punteggiatura, quando qualcuno ci parla? Ci sono le pause, ci sono i ritmi e le cadenze. Si dirà che qui siamo nello scritto e che scritto e punteggiatura vanno necessariamente insieme. E invece no. Il cinguettio non è parlato. Scritto e scritto senza punteggiatura. Perché? Qualcosa non va? Uno scritto senza punteggiatura fu praticato, per secoli e secoli, e non solo per cinguettii, tra gli antenati degli attuali accaniti punteggiatori. Antenati civilissimi, peraltro.
Il mondo moderno galleggia sopra un oceano di documenti scritti (sui parlati non si sarebbe potuto. Platone, che ne seppe qualcosa, starà dicendo: "Grazie al Cielo. Una simile gabbia di matti, sapessero questi sciocchi cosa raccontavo..."). Sono il fondamento di quasi tutto ciò che esso è, sa e fa. E gli sono pervenuti con poca o nessuna punteggiatura. Tutti i bei punti, punti e virgola, due punti, virgole e così via che danno un senso alle pagine stampate di autori nemmeno troppo antichi, il mondo moderno se li è messi da sé. Senza, una volta preso il vizio meraviglioso (e un po' perverso) della punteggiatura, non ha saputo fare. Magari solo per mancanza di fantasia, travestita, ci si faccia caso, con il solito richiamo all'ordine e ai buoni costumi. Concetti che parlano al cuore di Apollonio, si badi bene. Solo se, però, quando se ne fa evocazione, un po' scappa da ridere e ci si dà di gomito.
Solo due parole merita poi l'imperfetto al posto di congiuntivo e condizionale. In effetti, dopo che Eugenio Coseriu l'ha messo in piazza decenni fa, lo sanno anche i bambini (che lo sapevano prima di Coseriu e lo hanno sempre usato a volontà) che l'imperfetto (non solo l'italiano) è un modo dell'irrealtà. Al pari dei modi prescrittivamente dovuti, certo. Solo questione di opportunità, allora. E non ci si mette in marsina facendo bricolage. Si rischia il ridicolo. O magari, ci si può pure mettere in marsina, facendo bricolage (ci mancherebbe!). Solo che, una volta in marsina, è di pessimo gusto sbraitare contro quelli che, magari perché non possono, stanno semplicemente in tuta. Sia chiaro: non si fa nemmeno la figura dei raffinati, a farlo. Quindi, proprio non ne vale la pena. Marsina e sbraitamento s'accoppiano male e il Cielo non voglia che si sollevi il sospetto, tra chi se ne intende, che si sbraita contro quelli senza marsina al solo scopo di farsi notare in marsina...
Per le cose che valgono veramente, in quel cinguettio, resta solo la coda di questo frustolo, allora. Una è quel cibo in funzione processuale, quasi fosse un verbo: l'infinito d'un verbo (che è appunto il nome verbale). E delizioso senza cibo, tutto insieme, come un attributo (composto) in funzione predicativa dell'oggetto. A rigor di etimologia, l'aggettivo semplice, per far quel lavoro ci sarebbe pure stato: atrofici. "Se ci avessi creati atrofici...": ma se n'è andato per la sua strada da tanto tempo. Troppo, veramente troppo. Eppure... atrofica, di cervello, la "riverita specie"... chissà.
Per concludere (ma ci sarà un lettore, una lettrice che avrà seguito fin qui questo sproloquio?), solo un tocco a "tutti gli animali morti non esistevano". C'è materia per un trattato di semantica formale e di sintassi funzionale, lì.
Messa a nudo, ha il suo fascino la predicazione d'esistenza, che sta invece nascosta, di norma, nel guscio del nome di cui si sta predicando magari tutt'altro. Un gatto miagola dice, senza darlo a vedere, che 'c'è un gatto'. Anzi, dandolo a vedere, ma con il minimo possibile di forma evidente (come altre lingue senza articolo, il latino, in ciò, era ancora più bravo dell'italiano: ma anche questo, lo si sa). E del resto, nel cinguettio, a essere negata non è nemmeno l'esistenza degli animali ma della relazione tra gli animali e la morte. Da avere le vertigini. Meglio, come lo sproloquio testimonia, da averle già avute. Basta.
L'alter ego dice del resto ad Apollonio che a cinguettare così deliziosamente è stata una bella giovine dal passato e dal presente televisivo, con fama dovuta equamente a piccante avvenenza e a sventatezza espressiva. Beata lei, incarnazione d'un luogo comune dell'immaginario sociale dei tempi moderni: il vecchio Apollonio, in cuor suo, le è grato. E chapeau! Lei ha detto tutto questo (e molto altro) in due righe, Apollonio in una sorta di scipita articolessa. Consiglierà al suo alter ego di farsene fedele seguace.
Sbagliata, la creazione? Come non sproloquiare, vertiginosamente, alla sola idea? Se poi la forma e il contenuto, il senso e il significato ...
RispondiEliminaPerò le sue scipite articolesse sempre sanno di sapidi sapori. E con qualche vertigine le gusto.
Le auguro una pigra domenica.
Mauro Lena
Grazie, costante Lettore, d'essere arrivato fino in fondo e di avere anche lasciato la testimonianza di un motto di simpatia e un augurio. Apollonio è memore della Sua sensibilità al tema del significato (detto tra Lei e lui, anche lui lo è: gli capita però di vedere spacciato come tale ogni sorta di paccottiglia. E ciò gli consiglia cautela: non compra significati dai tipi un po' equivoci che lo vendono a ogni angolo).
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