La lucida superficie del tempo riflette, di norma, il raggio dell'espressione, costringendola così a implodere e a risuonare tacita solo nella capsula chiusa e speculare della sua effimera e luminosissima simultaneità. La lucidità ha però improvvisi punti di debolezza. Un raggio espressivo sfugge allora all'implosione luminosa e s'immerge nel tempo, anche per una sua frazione infinitesima. Il tempo rifrange quel raggio, lo devia. L'espressione penetra il tempo, insomma, ma al prezzo d'una distorsione, inevitabile. In funzione dell'espressione, il tempo, che la ingloba, venendone correlativamente creato come fosse il suo guscio, non è mai neutro: la riflette o la rifrange. Penetrata nel tempo, l'espressione rifratta capita diventi, socialmente, comunicazione. Non c'è quindi espressione divenuta comunicazione su cui, già prima di tale orientamento funzionale, il tempo, nume e despota del suo spazio di esistenza, non abbia decisivamente agito.
Alla felicità non sarebbe concessa allora altra scelta che quella di dove lasciar cadere l'ombra irrequieta degli accenti, ultima sua lancetta di salvataggio?
RispondiEliminaVerrebbe quasi da augurarselo, se non si riflettesse prima sul fatto che l'intero ininterrotto è il sogno infranto di ogni misura che si rispetti.
Della felicità, Apollonio non sa, anonima Lettrice o anonimo Lettore. Qui è più questione di comunicazione, meglio, di comunicabilità. Rifratto dal tempo, il raggio dell'espressione si spezza. La sua retta, per chi vuole intenderlo, va ricostruita, metodologicamente. Ecco perché ascoltare o leggere sono arti difficili. Grazie, dell'occasione.
EliminaNon mi era del tutto sfuggita l'ispirazione squisitamente filologica della Sua affascinante allegoria, gentile Ospite. Cercavo solo di riallacciarmi alla Sua chiusa sul tempo "nume e despota" per aprire lo spiraglio di un sorriso, ma temo di aver finito con lo gettare ombra sulla felicità, se non altro su quella della comunicazione.
RispondiEliminaGrazie anche a Lei, del chiarimento ulteriore e della Sua sempre amabile ospitalità.
Sua Licia.
Apollonio è tardo, paziente Lettrice, e inguaribilmente pedante. Lo perdoni.
RispondiEliminaPer perdonarLa, dovrei prendermi la responsabilità -- che scanso volentieri -- di introdurre la pedanteria, io per prima, in questa perfetta allegoria, così complessa eppure così armoniosa e duttile.
RispondiEliminaArrivati a questo punto, la chiami, se vuole, rifrazione, e non se ne parli più (anche solo per il gusto di far diventare il tempo color verde-cavallo).
Sua Licia
Di non farlo diventare verde-cavallo, amabile Lettrice, e augurandosi che lo diventi il più tardi possibile. Grazie della bella mescidanza di allegorie.
RispondiEliminaFinché il tempo rinverdisce, non c'è nulla da temere. Soprattutto se si è avuta l'accortezza di dissuadere, anche con qualche opportuna dimenticanza o distrazione, il suo non meno incauto ronzino a smettere di fumare, perlomeno in bianco e nero.
RispondiEliminaGrazie a Lei, generoso Ospite, della sempre squisita accoglienza.
Sua Licia.
Naturalmente, a proposito di distrazione, un'errata corrige: "accortezza di persuadere (e non "dissuadere"), ecc. ecc.".
RispondiEliminaGrazie, Sua L.