"Il sottoscritto essendosi recato nelle prime ore antimeridiane nei locali dello scantinato per eseguire l'avviamento dell'impianto termico, dichiara d'essere casualmente incorso nel rinvenimento di un quantitativo di prodotti vinicoli, situati in posizione retrostante al recipiente adibito al contenimento del combustibile, e di aver effettuato l'asportazione di uno dei detti articoli nell'intento di consumarlo durante il pasto pomeridiano, non essendo a conoscenza dell'avvenuta effrazione dell'esercizio soprastante".
È Italo Calvino con indosso, per divertente parodia, la divisa stilistica d'un brigadiere. Mette su carta in tal modo ciò che lo stesso Calvino, vestito da uomo comune, ha appena raccontato così al Calvino brigadiere che lo interroga: "Stamattina presto andavo in cantina ad accendere la stufa e ho trovato tutti quei fiaschi di vino dietro la cassa del carbone. Ne ho preso uno per bermelo a cena. Non ne sapevo niente che la bottiglieria di sopra era stata scassinata". Or sono cinquanta anni, l'invenzione narrativa del contrasto servì allo scrittore per aprire ad effetto un contributo giornalistico dal titolo "L'antilingua".
Il tempo è passato e non invano. Da questa distanza, è possibile osservare come il pezzo del Calvino brigadiere abbia più valore, si direbbe, civile, del piatto racconto del Calvino che s'atteggia a uomo comune. E, contestualmente, le chiose che lo scrittore fece seguire al contrasto esemplificativo suonano in modo diverso.
Può non piacere, la prosa brigadieresca. La si può persino odiare. Tacciarla di "antilingua inesistente" svela però un'attitudine intellettuale infantile, tipica del Moderno: negare l'esistenza di ciò che non piace o risulta odioso. E negarla non tanto in atto (come si potrebbe, se ciò che non piace lo si può mettere addirittura in parodia?), quanto, per paradosso, in potenza. Meglio, in progetto: come esito di un programma di annichilimento. Un programma volto al miglioramento del mondo, certo. Ma quale programma di annichilimento di qualcosa - negli ultimi secoli - non si è detto, da parte di chi lo proponeva, orientato alle migliori sorti di classi, nazioni, umanità e altre umane, troppo umane astrattezze?
Come a tutto il resto che fa varia l'espressione (anche sotto questi rispetti, magari non commendevoli), all'esistenza delle prose brigadieresche è invece forse il caso di rassegnarsi. Come è il caso di rassegnarsi all'esistenza delle ministeriali. E persino delle professorali, delle intellettuali e delle giornalistiche. Tutte, le si può punzecchiare, quando si gonfiano (e capita spesso). Si deve sorriderne ogni volta che si può. E vale la pena di provare a scansarsi dai loro effetti quando - capita anche questo - hanno l'aria d'essere proprio nefasti. Se non ce la si fa, pazienza.
Pretendere che un brigadiere, nell'esercizio delle sue funzioni, s'esprima come piace a uno scrittore, a un professore di filologia o, peggio, al loro ideale di persona comune è invece bamboleggiare. Ed è spiritualmente da caporale pensare che ci sia qualcuno in diritto di intimargli di farlo, per decisione d'autorità.